Partenza all’alba dal Bairro Fazenda Grande do Retiro, un quartiere popolare in cima a una collina di Salvador de Bahia. Lo sguardo spazia tra grattacieli, laggiù in fondo, e una distesa di casupole in colori di tinta pastello, qui sotto, quasi schiacciate una sull’altra.
Via, si parte in direzione della grande Bahia. Un’ottantina di chilometri tra saliscendi che esplodono di verde. Si oltrepassa Santo Amaro, il villaggio di Caetano Veloso, allungato su una linea ferroviaria. Il sempiterno ingorgo delle metropoli brasiliane è alle spalle; aria calda, ma una brezza leggera scuote le palme del Reconcavo. Salvador è dall’altra parte della baia di Todos os Santos.
Finalmente una tregua dal martellante bombardamento degli sponsor FIFA del Mondiale. Restano solo le strisce di plastica verde-oro, i festoni che ti ricordano ovunque che questo è il paese della Seleçao. Li vedi persino qui a Saubara. Questo borgo di pescatori non è una cartolina patinata. Ma un’istantanea in bianco e nero di chi vive fuori dai circuiti turistici. Di chi vive, da sempre, del proprio lavoro di pescatore. Come Edmundo, mani callose e zigomo alto, gesti antichi e sempre uguali.
Emiliano Bos (Cafè do Brasil del 20/06/2014, La2)