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Il turismo precario

Kos, colpita dal terremoto, e lo sfruttamento degli stagionali. Il reportage dell'inviato RSI

  • 23 luglio 2017, 22:44
  • 8 giugno 2023, 09:10

Reportage dall'isola di Kos

Telegiornale 23.07.2017, 22:00

Kostas lavora dalle 10 del mattino alle 3 di notte, 17 ore consecutive, e non ha nemmeno un giorno di riposo. Guadagna 30 euro a giornata, che fanno 900 al mese. Ma si ritiene fortunato. Fare il cameriere stagionale in un ristorante di Kos è pur sempre meglio di niente, dopo che due anni fa, a 48 anni, è stato licenziato dalla sua azienda fallita per la crisi.

Angeliki, 24 anni, sta meglio. Fino a ieri lavorava solo 8 ore al giorno in un caffé del centro, due giorni di riposo a settimana. Oggi ha deciso di andarsene dall’isola e tornare ad Atene per paura del terremoto. Ma la schiena le fa ancora male dopo settimane passate sempre in piedi, qua e là, tra un tavolo e l’altro.

Sono solo due storie, tra le 15'000 dei lavoratori precari che fino ad ottobre saranno sull’isola di Kos. Gli stagionali vengono spesso dalla Grecia continentale, da Atene, Patrasso, Salonicco, le grandi città dove la disoccupazione generale è del 25% e quella giovanile del doppio. Nelle isole la crisi economica che attanaglia ancora il paese è più lontana, almeno durante l’estate.

Ma per foraggiare la gigantesca industria del turismo - che quest’anno in Grecia promette un indotto di 13 miliardi di euro, in crescita del 7% rispetto al 3-4% della media internazionale - il prezzo è alto. Le condizioni di lavoro peggiorano costantemente, denunciano i sindacati, e la concorrenza per un posto sta diventando spietata.

Giovedì la Federazione panellenica degli operatori della ristorazione e delle professioni turistiche ha indetto uno sciopero di 24 ore. Ma nelle isole nessuno ha accolto l’invito. Qui a Kos, perdere anche solo un giorno di stipendio non va bene a nessuno.

Jonas Marti

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