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La resistenza accademica turca

Licenziati dall'Università di Kocaeli, gli insegnanti continuano a seguire i loro studenti - Avevano criticato Erdogan

  • 6 febbraio 2017, 22:53
  • 8 giugno 2023, 03:56
Kuvvet Lordoğlu è un ex professore dell'Università di Kocaeli, esperto del mercato del lavoro turco. Sta tenendo una lezione per i propri studenti, colleghi e comuni cittadini interessati. Dietro di lui 2 immagini: una del poeta Ahmed Arif e l'altra della Díkē, la dea della giustizia nell'antica cultura greca.

Kuvvet Lordoğlu è un ex professore dell'Università di Kocaeli, esperto del mercato del lavoro turco. Sta tenendo una lezione per i propri studenti, colleghi e comuni cittadini interessati. Dietro di lui 2 immagini: una del poeta Ahmed Arif e l'altra della Díkē, la dea della giustizia nell'antica cultura greca.

  • RSI/Italo Rondinella

Un gruppo di 19 accademici turchi, recentemente licenziati dall’Università di Kocaeli con decreto governativo No 672 del 2016 che ha proclamato lo stato di emergenza in Turchia a seguito del tentato golpe della notte fra il 14 e 15 luglio scorso, ha fondato "l’Accademia Kocaeli per la Solidarietà".

Tutti i membri del gruppo sono stati firmatari, insieme ad altri 2’212 docenti, della petizione "Accademici per la Pace". Era stata resa pubblica l'11 gennaio 2016 con il titolo "Non saremo parte di questo crimine!" e chiedeva al Governo turco la cessazione delle operazioni militari contro i curdi nel sud-est del paese. Il loro sospetto è che proprio l'adesione a quella iniziativa sia stata la causa del loro licenziamento.

Tra di loro ci sono filosofi, sociologi, giuristi, economisti, architetti e medici a cui è anche negata la possibilità di esercitare la professione negli ospedali pubblici. Nonostante la perdita del posto di lavoro sono determinati a continuare la loro attività di ricerca e di insegnamento per non abbandonare i loro studenti.

Ogni mercoledì, proprio a Kocaeli, un Comune di un milione e mezzo di abitanti ad un centinaio di chilometri da Istanbul, si riuniscono presso la sede del locale sindacato degli insegnanti per discutere della loro situazione, pianificare il loro futuro, tenere seminari e, forse la cosa più importante di tutte, per mantenere vive le speranze e i sogni di una educazione libera e senza repressione.

Italo Rondinella

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