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Labour, la notte più buia

Il Regno Unito nel dopo Brexit (3) - Jeremy Corbyn e il suo Labour in bilico tra crisi e scissione

  • 17 agosto 2016, 08:00
  • 7 giugno 2023, 22:19

Jeremy Corbyn, l'uomo della divisione - di Lorenzo Amuso

RSI Mondo 17.08.2016, 08:00

  • ©Lorenzo Amuso

Non si capisce se siano più allarmanti gli ultimi sondaggi, che indicano una crisi di consenso di proporzioni epocali, oppure la minaccia di una possibile scissione. Il campanello d’allarme era già suonato lo scorso maggio, in occasione delle elezioni generali, quando il Labour era stato letteralmente spazzato via in Scozia dal partito nazionalista. Un tempo sua roccaforte elettorale, il voto scozzese aveva certificato lo scollamento tra le classi economicamente arretrate e il partito laburista.

Svolta a sinistra

L’inattesa sconfitta elettorale aveva provocato le dimissioni dell’allora leader Ed Miliband, e la conseguente svolta a sinistra del partito. L’ascesa di Jeremy Corbyn ha sancito la fine del New-Labour, già messo in discussione sotto Miliband, a favore di un ritorno al movimentismo radicale, con l’approvazione dei sindacati. Amato dalla base, soprattutto tra i più giovani, ma inviso dall’establishment, la leadership di Corbyn è entrata definitivamente in crisi dopo il referendum che ha sancito la Brexit.

Timido europeismo

L’impegno di Corbyn nella campagna referendaria era stato estemporaneo se non proprio irrilevante. D’altronde nel precedente referendum per l’ingresso del Regno Unito nella CEE, quattro decenni prima, lo stesso leader laburista aveva votato contro. Ad esplicita domanda, sul suo grado di europeismo, Corbyn si era dato una modesta sufficienza. Un guizzo di sincerità che certo non aveva giovato alla causa per restare nell’Unione. Giustificate e inevitabili così le critiche di chi gli ha in seguito attribuito una buona percentuale della sconfitta.

Lettera di sfiducia

A cominciare dai suoi stessi deputati quando gli hanno recapitato una lettera di sfiducia dopo una sequenza imbarazzante di dimissioni dal governo ombra. La faida interna ha imposto una nuova corsa alla leadership, minando però la credibilità sia del leader che del partito. Perché sono più di 2,5 milioni gli elettori Labour convinti che Theresa May sia un Premier più capace di Corbyn. Mentre il divario dai Tory si allarga a 16 punti percentuali (Tory 43%, Labour 27%): si votasse oggi i laburisti perderebbero 100 deputati di quelli attuali. Una percentuale così bassa non si registrava dall’era pre-Blair, i primi anni ’90. La notte per i Labour appare buia quanto l’alba lontana.

Lorenzo Amuso

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