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Gambia, giovani che partono

Sfidano il Mediterraneo, piuttosto che rimanere nel proprio paese - Le ONG: "Servono investimenti"

  • 9 April 2017, 07:42
  • 8 June 2023, 04:01

"In Gambia servono investimenti" - di Lorenzo Simoncelli

RSI Mondo 09.04.2017, 08:00

Nei primi due mesi del 2017 sono arrivati sulle coste italiane 2'459 migranti da Gambia e Senegal (stime OIM), due dei paesi dell’Africa occidentale più colpiti dal fenomeno migratorio. Numeri in crescita rispetto allo stesso periodo del 2016. A questi vanno aggiunti quelli che sono attualmente fermi in Libia in attesa di partire verso l’Italia e chi dal Mediterraneo è stato inghiottito. Giovani che lasciano i propri villaggi quasi tutti per le stesse ragioni: assenza di lavoro e ricerca di una vita dignitosa. In Gambia, dopo la destituzione forzata del presidente dittatore Jammeh, che ha portato alla fame il paese in 24 anni di regno, si respira un’aria nuova e approfittando del cambio al vertice, con l’aiuto del nuovo presidente Adama Barrow, democraticamente eletto, Unione Europea ed ONG locali stanno cercando di sviluppare programmi di aiuto per i giovani per convincerli a non partire.

"Servono investimenti che arrivino direttamente nelle tasche dei nostri giovani, che devono essere istruiti e e messi in grado di poter generare reddito, solo così non partiranno più" - afferma Kebba Sillah, direttore di uno dei programmi della Wasda, ONG locale che cerca di trattenere i giovani in Gambia. "Abbiamo lanciato due progetti da 15 milioni di euro per cercare di tamponare il fenomeno migratorio" - ha detto Attila Lajos, ambasciatore dell’Unione Europea a Banjul in Gambia.

La rotta dei migranti, soprannominata da loro "Western Route" che inizia in Gambia e arriva fino in Libia, passa dal Senegal. Nei villaggi vicini al confine con il Mali sono pochi i giovani rimasti. Le condizioni di povertà sono quasi estreme. Chi non è ancora partito si sta organizzando per farlo. "So che il viaggio è pericoloso, ma preferisco morire piuttosto che sentire i crampi della fame tutti i giorni" - dice Mohamed un ragazzo 24enne disoccupato del villaggio di Goudiry in Senegal. "Le direttive europee non ci fermeranno, sto raccogliendo i soldi per partire, anche se da voi c’è la crisi non può essere peggio che stare qui", dice Mourjam giovane 26enne disoccupato di Goudiry.

Lorenzo Simoncelli

Il nostro dossier: Le vie dei migranti

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