Puntualmente, ad ogni accenno di primavera, ecco che compaiono le statistiche: sulle produzioni ortofrutticole e sulla presenza di pesticidi nei prodotti in vendita nei mercati e nei negozi. Legambiente, ONG ambientalista italiana, in una recente indagine, denunciava: “Un terzo della frutta e della verdura che finisce sulle nostre tavole è contaminata da almeno un pesticida. Esami di laboratorio hanno riscontrato 20 sostanze chimiche nelle bacche, sette nell’uva e nove nel vino".
“La presenza di sostanze chimiche non significa la non conformità dei prodotti”, rassicura Marco Jermini, che ricorda: “La legge consente l’utilizzo di questi preparati nell’agricoltura, l’importante è che i quantitativi non superino determinate percentuali”. “Periodicamente effettuiamo analisi e negli anni, salvo fatta qualche rara eccezione, a sud delle Alpi non sono mai stati riscontrati prodotti fuorilegge”, precisa ancora il direttore del laboratorio cantonale ticinese, che aggiunge: “Buona norma sarebbe consumare prodotti locali e di stagione, ma questo non significa che articoli di importazione siano meno sicuri di quelli svizzeri”.
"Negli anni abbiamo affinato e migliorato le analisi, grazie anche a investimenti importanti in nuove tecnologie", aggiunge il chimico cantonale, che mette in guardia: "Se i prodotti locali o importati dall'Europa sono conformi, sovente così non è per quelli provenienti dai paesi asiatici dove vigono norme agricole più permissive. Grazie ai controlli alle frontiere, comunque, questi prodotti non conformi vengono intercettati e bloccati per tempo".
Lino Bini
Per saperne di più: