Thomas Aeschi, chiede relazioni più intense tra la Svizzera e l'Eritrea e ritiene che questo paese non sia "l'inferno" dipinto dai vari rapporti internazionali — anche dell'ONU — e dai media. Il consigliere nazionale ha fatto parte della delegazione parlamentare che si è recata negli scorsi giorni nello stato africano.
I migranti spesso rischiano la vita per scappare dai loro paesi di origine
Un rapporto di collaborazione più stretto consentirebbe una
verifica della
situazione umanitaria e un
rinvio più semplice
dei richiedenti l'asilo provenienti da questo stato. La
situazione attuale, infatti,
non fa pensare, al già candidato al Consiglio Federale,
che sia
in vigore un sistema totalitario.
Aeschi ritiene che i migranti eritrei in Svizzera (le cui domande si sono impennate nel 2015, vedi articoli correlati) siano spinti in gran parte da motivazioni economiche, anche se non esclude violazioni dei diritti dell'uomo. La Svizzera dovrebbe, proprio per questo, inviare sul posto una commissione per fare luce sulla situazione, oltre ad aprirvi un'ambasciata.
Il rapporto delle Nazioni Unite sull'Eritrea
ATS/px