Ticino e Grigioni

Arlind è uno come tanti

I casi del 17enne kosovaro e di Yasin non sono isolati. Perché creano dibattito? Se n'è parlato a 60 Minuti

  • 28 luglio 2014, 14:52
  • 6 giugno 2023, 20:56
Yasin, a sinistra, e Arlind, a destra

Yasin, a sinistra, e Arlind, a destra

  • © Ti-Press

I casi di Arlind Lokaj e Yasin Rahmany, i due ragazzi che hanno portato in piazza parte del Ticino, non sono i soli a giungere in Svizzera con il desiderio di restarci. Il 23enne iraniano ha presentato richiesta d’asilo, come fatto da altre 21’465 persone nel 2013, il 25 per cento in meno rispetto al 2012.

Diversa invece la fattispecie del 17enne kosovaro, trattata come una domanda di ricongiungimento familiare. Come precisato dal Consiglio di Stato ticinese nella risposta alla mozione che chiedeva di concedergli un permesso umanitario, nel 2010 la Sezione della popolazione ha emanato 11 decisioni negative (per 15 individui), perché inoltrate tardivamente.

Nel 2011, sono state respinte 16 richieste (18 persone), 6 di queste per mezzi finanziari insufficienti. Nel 2012 il Cantone ha dato 21 decisioni negative (27 figli). L’anno successivo si è detto no ad 11 figli coinvolti: 7 per ricongiungimento tardivo e 2 per mancanza di mezzi finanziari sufficienti. In totale, in quattro anni, si è detto no a 71 minorenni.

Ne ha discusso 60 Minuti

I casi di Arlind e Yasin sono stati discussi ieri sera (lunedì) a 60 Minuti. Si è cercato di capire come mai, buona parte del Ticino, cantone che ha accolto a larga maggioranza l’iniziativa UDC contro l’immigrazione di massa, si sia mobilitato in favore dei due giovani, indignandosi per le decisioni delle autorità. Quando la migrazione ha un volto, i sentimenti e le posizioni sembrano insomma più sfumati. Sono stati ospiti di Pietro Bernaschina, il consigliere di Stato Norman Gobbi, il coordinatore dei Verdi Sergio Savoia, Andrea Banfi, membro della Commissione federale della migrazione CFM, Mario Amato, giurista di Soccorso operaio svizzero (SOS), Carlo Lepori, vicepresidente PS Ticino e Piero Marchesi, vicepresidente UDC Ticino.

Red. MM/60 Minuti

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