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La RSI alla Berlinale 2017

9-19 febbraio: il primo grande festival cinematografico europeo dell'anno

  • 9 febbraio 2017, 18:25
  • 8 giugno 2023, 04:22
Berlinale 2017

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Ecco i vincitori! Un orso d'oro ungherese

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Pelo folto!


Continua la linea iconografica della Berlinale che dallo scorso anno prevede testimonianze della presenza dell'orso in giro per la capitale tedesca. Abbracciato a una colonna del metrò o sulla rampa elicoidale del Reichstag. Dentro una macchinetta automatica per le foto o direttamente in uscita da una delle sale cinematografiche del festival. Una decina di manifesti in cui il plantigrado vuole essere il simbolo placido di una manifestazione che non trascura le misure di sicurezza - anch'esse rafforzate a partire dalla passata edizione e ora ulteriormente accresciute - me vuole trasmettere ai suoi numerosissimi, infreddoliti ma fedeli spettatori una sensazione di tranquillità.

I manifesti della Berlinale 2017

RSI Cultura e spettacoli 09.02.2017, 17:08

MMM Musica Memoria Migranti

Il film d'apertura è dedicato alla figura di Django Reinhardt, chitarrista gitano di culto. La grande musica ma non solo, perché la vicenda di Django serve a mettere in campo una rievocazione forte dello sterminio degli zingari ad opera dei nazisti, per decenni rimasto nelle retrovie dei libri di storia.

La memoria come memento, una funzione del cinema che la Berlinale ha sempre mostrato di gradire e di sostenere. La memoria però anche come modo per conoscere meglio le grandi eccellenza dell'umanità: Reinhardt ma anche Joseph Beuys e Alberto Giacometti, ad esempio, a cui vengono dedicati altrettanti biopic. E poi il cinema che ha memoria di sé e ritorna al proprio passato, come capita nel sequel Trainspotting 2, nel post-wolverine Logan o in tanti altri.

E oltre al passato il presente. Se nel 2016 una delle urgenze contemporanee più pressanti, il dramma dei migranti, ha avuto un momento di grande visibilità con l'Orso d'oro a Fuocoammare, il 2017 berlinese ha alle viste un probabile film di grande spessore dedicato alla medesima materia, con una chiave decisamente diversa. In L'altra faccia della speranza il finlandese Aki Kaursimäki mette a confronto un profugo siriano e quell'incredibile commedia umana stralunata che sono i suoi personaggi tipici, laconici all'ennesima potenza.

Dal TG20:

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