Tocca alla Vergine giurata

La Berlinale ama i temi che indagano nel profondo la società e che ragionano sull'identità dell'inviduo. Quella tratta dal romanzo di Elvira Dones sembra dunque una vicenda perfetta per trovare un riscontro e magari qualche riconoscimento.

Vergine giurata si fa forte anche dei trionfi della sua protagonista, Alba Rohrwacher, nel 2014 vincitrice della Coppa Volpi a Venezia per Hungry Hearts e interprete di Le meraviglie, Grand Prix della giura a Cannes. L'attrice ha dimostrato varie volte di gradire i ruoli complessi e sfaccettati, che la mettano seriamente alla prova. Come quello di Hana/Mark, donna che si veste e si atteggia da uomo.

È appunto una vergine giurata: secondo il kanun, il diritto consuetudinario albanese, un corpo femminile che rinunciando alla sessualità e negando il suo essere donna ha acquisito i diritti degli uomini.

La regista romana Laura Bispuri, al suo primo lungometraggio, fa rimbalzare la storia tra l'adolescenza albanese della protagonista e la crisi di identità che vive da adulta quando raggiunge in Italia la sua sorellastra. Introspettivo e di poche parole, il film non approccia la materia con uno sguardo giudicante. Scelta convisibile, che ne accentua il carattere umanistico.

Le vergini giurate, pur se sempre più rare, esistono ancora e infatti in alcune scene del film ne compare una vera. Alba Rohrwacher ha detto di aver percepito sul set il suo sguardo "curioso e benevolo".

Il film è una coproduzione tra Italia, Svizzera, Germania e Albania, che ha coinvolto la romanda Bord Cadre e la RSI.

mz