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"Cordate a 4 da evitare"

Tragedia sul Monte Disgrazia, le considerazioni di Alessandro Caligari del CAI Morbegno

  • 2 September 2014, 10:08
  • 6 June 2023, 20:10
Il Monte Disgrazia

Il Monte Disgrazia

  • ansa

Ha avuto una vasta eco sui media nazionali la tragedia sul Monte Disgrazia in Valtellina consumatasi domenica mattina e che è costata la vita a quattro alpinisti brianzoli. Il gruppo, che si stava preparando all’ascesa del Monte Bianco, è caduto in un canalone dopo aver fatto un volo di 500 metri mentre stava affrontando in cordata un passaggio insidioso sulla Sella di Pioda. Il capocordata ha perso l’equilibrio sullo stretto crinale situato a 3'300 metri, trascinando con sé nella caduta i compagni. La conferma è giunta da uno degli stessi sfortunati protagonisti. All’arrivo dei soccorsi nel pomeriggio una delle vittime, ancora viva, urlava disperata. "Sono scivolato sul ghiaccio e ho trascinato giù gli altri legati a me", ha detto poco prima di spirare il capocordata Giuseppe Gritti.

Gli scalatori, tutti membri del CAI, erano partiti intorno alle 6 dal Rifugio Ponti ma due di essi hanno desistito in seguito al peggioramento delle condizioni meteorologiche in quota. I restanti 4 hanno proseguito in cordata fino all’incidente, avvenuto verso le 10 e 30. Sulle caratteristiche del percorso e sulle possibili cause della tragedia abbiamo interpellato Alessandro Caligari, responsabile del Club alpino italiano, sezione di Morbegno (Sondrio), nel cui territorio figura la vetta (3'678 metri), appartenente alla catena delle Alpi Retiche occidentali.

Che difficoltà presenta l’ascesa tentata sul Monte Disgrazia dai 4 alpinisti morti domenica?

L’incidente è avvenuto in una cresta, vale a dire la cresta ovest-nordovest che parte dalla Sella di Pioda che è a circa 3'300 metri e va alla vetta a quasi a 3'700 metri di quota. Si tratta della cosiddetta via normale che alpinisticamente significa la via più semplice per accedere alla vetta. Questo non vuol dire che non presenti difficoltà ma che è la via meno difficile della montagna

Alpinisticamente la salita è classificata “PD superiore” che significa poco difficile. Però è sempre una ascesa a una quota più che rispettabile e comunque presenta, come detto, delle difficoltà.

Mi risulta che gli alpinisti l’abbiano salita “in conserva”, vale a dire che procedevano tutti e quattro legati, una tecnica che permette di guadagnare molto tempo. Se avessero dovuto procedere uno alla volta, avrebbero quadruplicato i tempi e anche il tempo è un fattore di sicurezza in montagna. Meno si sta in montagna e più si diminuisce il rischio.

È una tecnica che se non si è particolarmente esperti presenta dei rischi?

A prescindere dal fatto che si sia esperti o meno, è una tecnica che ha dei rischi perché comunque implica che ciascuno sia sempre attentissimo a quello che fa l’altro. E nel caso che uno sia in difficoltà, scivoli, o altro sia prontissimo ad arrestarlo. Se qualcuno casca e gli altri non sono più che attenti avviene ciò che si è verificato domenica: gli altri non sono riusciti a fermare immediatamente la caduta del, come sembra, primo di cordata, con i problemi drammatici che si sono verificati. Quindi quello che è cascato ha trascinato con sé nella caduta anche gli altri

Il fatto è che in genere - questa è una critica che non so quanto valga - si cerca di fare delle cordate di due o tre scalatori alla volta, più agili. In quattro comincia a essere un po’ più complicato e si possono avere dei problemi.

Quindi si può pensare che ci sia stata un po’ di imprudenza?

Potrebbe essere presuntuoso da parte mia dirlo. Ripeto: di solito cordate di quattro si tende a non farle. Poi io non conosco i dettagli, può darsi che il gruppo era particolarmente affiatato, magari vi era qualche problema di attrezzatura. Questo non lo so e non sta a me dirlo.

C’erano sei persone, due si sono ritirate in seguito al peggioramento delle condizioni atmosferiche. Questo può essere un elemento che può avere inciso?

Potrebbe essere, quest’anno in inverno e in primavera ha nevicato molto e la cresta si presentava piena di neve. In genere quando c’è poca neve è sempre un problema ma lo stesso discorso vale anche quando ce n’è troppa. Oltretutto questa domenica lo zero termico era intorno a tremila metri e quindi stavano procedendo con temperature sotto gli zero gradi. Ha piovuto e la pioggia si è trasformata in neve e questo sicuramente era un problema in più. A dire il vero le previsioni meteo non erano male, certo che però una nevicata ad alta quota qualche problema l’avrà creato e infatti qualcuno è tornato indietro, mi risulta.

Sul Monte Disgrazia sono frequenti gli incidenti?

Anzitutto il Monte Disgrazia ha un nome infausto ma ingiustificato. In realtà si tratta di una cattiva traduzione di un termine dialettale che significava “diglasciato” cioè montagna che sgela perché c’è tanta acqua. Detto questo è una montagna comunque alpinisticamente rilevante e ci sono stati anche degli episodi drammatici, comunque non superiori alla norma. Non è una montagna particolarmente infausta da questo punto di vista.

Leonardo Spagnoli

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