Il club di Rete Due

CULT luglio e agosto 2015

Facciamo buon uso del mondo!

  • 1 July 2015, 00:00
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È il 1953. Due giovani poco più che ventenni, freschi di studi e di qualche esperienza professionale nel mondo dell’editoria, decidono di mettersi in viaggio. Una passione, quella per il viaggio, che fino a quel momento hanno poco sperimentato e condiviso soprattutto a parole, sui banchi dell’università di Ginevra dove si sono conosciuti. L’itinerario di questo loro viaggio insieme è decisamente ambizioso: arrivare in Afghanistan passando da Belgrado, attraversando la Turchia, l’Iran e il Pakistan a bordo di una Fiat Topolino.

Nel 1963, per le edizioni Payot poche, esce L’usage du monde, carnet de voyage che unisce i racconti di Nicolas Bouvier e gli schizzi di Thierry Vernet e che, grazie a una ristampa, negli anni 80 diventerà oggetto di culto per una generazione di viaggiatori curiosi e attratti dall’Oriente.

Sul sito della RTS si può recuperare una bella intervista a Nicolas Bouvier realizzata proprio nel 1963 da Maurice Huelin che non guarda mai in camera e tra una domanda e l’altra si controlla le unghie con una noncuranza da manifesto della televisione d’antan. In venti minuti di conversazione il giovane Bouvier, ancora lontano dall’essere riconosciuto come un maestro del reportage e del racconto di viaggio, dà prova di grande sottigliezza, vasta cultura e grande umanità. L’usage du monde è un titolo che vuole evidenziare il contrasto dell’esperienza diretta rispetto al periodo dell’astrazione rappresentato dagli anni degli studi accademici (e la traduzione italiana La polvere del mondo purtroppo non restituisce appieno quest’idea) e il testo nel suo complesso porta in superficie una relazione della quale tendiamo sempre più spesso a dimenticarci, quella tra la geografia e l’uomo, tra lo spazio e la cultura. Uno degli elementi più significativi dell’intervista è però l’inno alla vulnerabilità. Se nel corso del viaggio sapremo scoprirci fragili, mancanti, se sapremo mettere in discussione le nostre sicurezze, sapremo anche capire le vite degli altri. La vulnerabilità insomma, spiega lo scrittore, è una forza, è uno dei presupposti della comprensione del mondo e della costruzione dell’empatia. Un paradosso esplicitato con cristallina semplicità da un 34enne dagli occhi grandi.

Ecco allora che per questi mesi di luglio e agosto in cui tutti ci apprestiamo a piccole e grandi esplorazioni, che siano verticali, alla scalata di vette e cime, o orizzontali, lungo corsi d’acqua o per le vie delle città, l’augurio è che tutti ci ricordiamo di fare un buon uso del mondo. Buone vacanze.

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