Blu come un'arancia

Gregor von Rezzori tra ironia e disincanto

di Mattia Mantovani

  • 19 January 2015, 18:20
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Gregor von Rezzori

Nato 1914 a Cernowitz nella regione della Bucovina, agli estremi confini dell’Impero Austroungarico ormai al tramonto, morto nel 1998 nei pressi di Firenze, dove ha trascorso l’ultimo trentennio della propria vita, Gregor von Rezzori è stato l’ultimo esponente della grande letteratura sorta nello spazio danubiano negli ultimi anni della monarchia asburgica e uno scrittore di raffinatissima sensibilità, che forse più di ogni altro è riuscito a cogliere e rappresentare la fine del cosiddetto “mondo di ieri” e la frantumazione dei valori e dei significati nella quale oggi più che mai ci troviamo a vivere. Ma a differenza di molti suoi contemporanei che hanno vissuto e testimoniato gli orrori e le tragedie del cosiddetto “secolo breve”, Rezzori lo ha fatto con ironia, con distacco, con l’amara consapevolezza che ormai è purtroppo impossibile tracciare la linea di confine che separa tragedia e commedia.

L’anniversario dei cento anni dalla nascita, caduto negli scorsi mesi, offre lo spunto per ripercorrere alcuni momenti della sua opera che finalmente viene riproposta con regolarità anche ai lettori di lingua italiana. La serie di questa settimana, curata da Mattia Mantovani, rende omaggio alla memoria di Rezzori in un duplice modo, con la lettura in sequenza cronologica di alcuni passi particolarmente significativi delle sue opere e riproponendo una scelta di brani da una lunga intervista che Rezzori concesse a Rete Due nel maggio 1996, due anni prima di morire.


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