Filosofia

Grammatica dell’interiorità

Con Antonio Prete, di Antonio Ria

  • 13 June 2017, 11:35
Antonio Prete, Il cielo nascosto

Antonio Prete, Il cielo nascosto (estratto copertina)

  • bollatiboringhieri.it

Geronimo
Filosofia
Martedì 13 giugno 2017 alle 11:35
Replica alle 23:33
Replica sabato 17 giugno 2017 alle 09:00

«Dentro di noi custodiamo un cielo nascosto, uno spazio-tempo altrettanto abissale dell’universo che ci sovrasta. […] Filosofi, scrittori, teologi e poeti hanno scrutato, contemplato, decifrato, versato in parole “fantasticanti e conoscitive” ogni transito di pensieri, ogni orbita di passioni, ogni ellissi del desiderio. […] Si è scoperto nelle profondità della mente il punto di maggiore consonanza con il ritmo vivente del mondo». Con queste parole Antonio Prete (saggista, narratore, poeta, traduttore) introduce il suo ultimo libro Il cielo nascosto. Grammatica dell’interiorità, edito da Bollati Boringhieri e risultato recentemente vincitore del Premio Letterario Internazionale Mondello Critica con questa motivazione: «… Il cielo nascosto, propone un’esplorazione dell’interiorità nella storia della cultura occidentale in una prospettiva comparatista, che fa convergere originalmente letteratura e filosofia nella ricerca di ciò che c’è ma non si vede nell’esperienza umana. […] Il risultato è una proposta di individuare lo specifico del discorso umano nelle sue forme più alte di arte e di pensiero, in ciò che non ha linguaggio, ma che solo col linguaggio si può raggiungere: la letteratura». Con questo riconoscimento la giuria ha inteso anche premiare «il profilo di uno studioso tra i più rigorosi e inventivi della critica italiana», già docente di Letterature comparate all’Università di Siena e alla Scuola Superiore Galileiana di Padova. In trasmissione il prof. Prete analizza quelle parole che tendono a comporre questa sua grammatica dell’interiorità: come raccoglimento, solitudine, gioia, ascolto, meditazione, attenzione, essere in cammino, attesa, silenzio, riflessione, stupore… Fino a evidenziare «il rapporto profondo tra il sentire e il cosmo, tra il respiro e l’infinito». Infine l’ospitalità, seguendo Jabès che la definiva «crocevia di cammini»: in questo cammino per una grammatica dell’interiorità.

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