Filosofia

Per un'antropologia dei diritti umani

Con Nicola Perugini, di Antonio Ria

  • 17 January 2017, 11:35
Nicola Perugini e Neve Gordon, Il diritto umano di dominare

Nicola Perugini e Neve Gordon, Il diritto umano di dominare (estratto copertina)

  • edizioninottetempo.it

Geronimo filosofia
Martedì 17 gennaio 2017 alle 11:35
Replica alle 23:33
Replica sabato 21 gennaio 2017 alle 09:00

«Il linguaggio e il tema dei diritti umani sono diventati una preziosa risorsa per chi aspira al potere, perché garantiscono legittimità e rispettabilità. Questo processo di appropriazione ha trasformato i diritti umani in un nuova lingua franca del discorso morale globale». Da questa considerazione prende l’avvio il volume Il diritto umano di dominare”, scritto dall’antropologo Nicola Perugini e da Neve Gordon, docente di Politica all’Università Ben-Gurion in Israele. Il libro, pubblicato da Nottetempo nella traduzione italiana di Andrea Aureli, mira a delineare un’antropologia dei diritti umani, mostrando come il paradosso dei diritti umani è che essi rientrano in un’ottica di dominio e non di emancipazione, diventando così uno strumento non per contrastare le relazioni egemoniche, ma per affinarle, rafforzando in questo modo chi detiene il potere.

In trasmissione l’antropologo Nicola Perugini (che ha insegnato nelle università di Gerusalemme e Princeton, e ora è docente di Relazioni internazionali all’Università di Edimburgo) mostra che i diritti umani, da strumento universale di emancipazione, possono diventare una risorsa di legittimazione per rafforzare la dominazione e giustificare guerre e occupazione.

APPROFONDIMENTO BIGLIOGRAFICO

Per approfondire le tematiche emerse dal colloquio con l’antropologo Nicola Perugini, autore – insieme a Neve Gordon – del libro “Il diritto umano di dominare”, pubblicato in italiano da Nottetempo, utili sono alcuni volumi, iniziando da “Il minore dei mali possibile” di Eyal Weizman, anche questo tradotto in italiano da Nottetempo, in cui l’intellettuale e architetto israeliano spiega bene come alcuni meccanismi umanitari e del discorso sui diritti umani sono un’arma a doppio taglio, di cui ci si appropria per riprodurre forme di potere e uso della violenza invece di metterle in discussione.

Altro libro interessante per approfondire questo discorso è il volume “Terrorismo umanitario”, sottotitolo “Dalla Guerra del Golfo alla Striscia di Gaza” dell’italiano Danilo Zolo, giurista e filosofo del diritto, edito da Diabasis, in cui si evidenzia alcune delle questioni relative all’utilizzo del discorso umanitario per legittimare l’uso della violenza.

Infine di Giorgio Agamben sempre prezioso resta il volume “Stato di eccezione”, edito da Bollati Boringhieri, in cui il filosofo italiano – sulle orme di Hannah Arendt – affronta la condizione umanitaria e la riflessione sui diritti umani come condizione/discorso all’interno dei quali la violenza non è esclusa: dunque come condizione e discorso che possono riprodurre una stato di vulnerabilità.

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