Il giardino di Albert

I neuroni specchio

... ovvero: “tu sei come me”

  • 3 novembre 2016, 12:35
  • Scienza

I neuroni specchio, ovvero: “tu sei come me”

Il giardino di Albert 03.11.2016, 12:35

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Di: Clara Caverzasio

Cos’è che consente agli uomini di comprendersi senza parole e che consente in generale di comunicare a più livelli? Una questione che è stata a lungo dibattuta dai filosofi ma che da tempo trova una spiegazione a livello neurologico: nel nostro cervello sono stati infatti scoperti, ormai più di 20 anni fa, dal prof. Giacomo Rizzolatti dell’università di Parma, dei neuroni detti “neuroni specchio” che ci permettono di capire al volo che cosa sta facendo chi ci sta di fronte, con quali intenzioni e con quali emozioni, senza che sia necessario fare un ragionamento complesso.

Questi neuroni sono perciò alla base non solo della imitazione e della comunicazione ma anche della cosiddetta empatia, la capacità di immedesimarsi nell’altro, di sentire quello che prova l’altro. In questi ultimi anni le ricerche hanno fatto grandi passi avanti, e grazie anche a metodologie di indagine innovative, si sono scoperti nuovi meccanismi, riguardanti soprattutto le emozioni come il disgusto. E si è avuta conferma del fatto che i meccanismi naturali, così come il nostro cervello che è plastico, sono modificabili dall’esperienza e dalla cultura: ecco perché l’ideologia e la propaganda politica riescono, a volte, -troppo spesso come ci insegnano la storia e l’attualità-, a neutralizzare questo meccanismo innato che ci permette di sentire l’altro come nostro simile. In mancanza di empatia, il prossimo è considerato un oggetto e non una persona. E dunque puoi bruciarlo o tagliargli la gola, perché diventa una ‘cosa’ e non più un essere umano. Nel Giardino di Albert di sabato 11 giugno sarà proprio il padre dei neuroni specchio, Giacomo Rizzolatti, tra i più autorevoli neuroscienziati al mondo, in odore di Nobel, a parlarci di questi straordinari fili invisibili che ci collegano in modo immediato e molto profondo gli uni agli altri, dell’ambiguità della nostra biologia, e dell’importanza della cultura.

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