Il giardino di Albert

L’ignoto e l’incertezza

Prima parte, di Clara Caverzasio

  • 31 January 2015, 18:00
  • Scienza

PRIMA PARTE. "Io so di non sapere”, diceva il filosofo greco antico Socrate, per il quale l’ignoranza era anzi il movente fondamentale del desiderio di conoscere. Duemilacinquecento anni dopo gli fanno eco anche (e ancora) molti scienziati, come il fisico Stephen Hawking, secondo il quale “Il più grande nemico della conoscenza non è l’ignoranza, ma l’illusione di sapere”. Certo, di solito si pensa alla scienza come a quello che sappiamo e raramente la si associa all’ignoto o all’importanza del non sapere. Ma a ben guardare che cos’è la scienza se non una sfida attraverso la porta dell’ignoto? È proprio ciò che non sappiamo a fare da spinta propulsiva a domande sempre nuove, sulla base di risposte basate sulle migliori evidenze ma, per la loro stessa natura, potenzialmente sempre errate. E dunque se l’ignoto è il carburante della scienza, Il dubbio è il primo passo per intraprendere l’avventura della conoscenza: non avremmo imparato che la terra è rotonda se non avessimo messo in dubbio che è piatta. E proprio al tema dell’ignoto e all’incertezza era dedicata la decima edizione del Festival delle Scienze di Roma che si è svolta la settimana scorsa. Un tema che affronteremo anche nel Giardino di Albert di sabato 31 gennaio con alcuni dei protagonisti del Festival romano, come il filosofo della scienza Telmo Pievani, e il fisico Carlo Rovelli; con loro anche una pioniera dello spazio, Amalia Ercoli Finzi e il meteorologo Luca Mercalli che da prospettive diverse ci proporranno alcune riflessioni sulla consapevolezza che ciò che non vediamo è immensamente più grande di ciò che vediamo, e che in questa incertezza risiede di fatto l’essenza stessa dell’essere umano.

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