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Gli ebrei polacchi: storie di vita

di Matteo Tacconi

  • 27 gennaio 2017, 10:00
Ebrei deportati ad Auschwitz

Ebrei deportati ad Auschwitz, maggio 1944

  • Keystone

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Venerdì 27 gennaio 2017 alle 09:00
Replica alle 22:35

Prima della seconda guerra mondiale la Polonia aveva la più grande comunità ebraica d’Europa: tre milioni di persone.

Gli ebrei iniziarono a insediarsi già nel X secolo. La Polonia li accolse, permettendo loro di sfuggire alle persecuzioni nel resto d’Europa, pur se non mancarono nel corso dei secoli successivi periodi di forte antisemitismo.

L’Olocausto annientò gli ebrei polacchi. A questa scomparsa fisica, ne seguì un’altra. Per ragioni di consenso politico, il regime comunista, salito al potere dopo il 1945, scelse di non recuperare la vicenda millenaria degli ebrei. Non la fece riemergere dal buio della Storia.

Dopo il 1989 Varsavia ha iniziato a riscoprire e valorizzare il contributo che gli ebrei diedero alla biografia nazionale del Paese. Sono sorti musei, sono nati Festival di cultura ebraica, sono usciti libri importanti. Questo processo va avanti, anche se risente ancora di riflussi di antisemitismo e corti circuiti politici.

In questo “Laser” affrontiamo il recupero del patrimonio ebraico-polacco, visitando i musei ebraici di Oświęcim (Auschwitz nella traslitterazione tedesca) e Varsavia, intervistando sociologi e giornalisti. Infine, a Cracovia, si dà voce alla nuova generazione di ebrei polacchi: i nipoti dei sopravvissuti all’Olocausto.

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