La Radice del 27° cantone

Laser
Venerdì 3 luglio 2015 alle 09:00
Replica alle 22:35

La Radice del 27° cantone

Il racconto diretto che riguarda l’esperienza migratoria dei lavoratori sardi in Svizzera alla fine degli anni Cinquanta, è un punto di partenza per ricostruire una “memoria collettiva” che rimanda alle vicende legate al fenomeno dell’emigrazione.

La storia dell’immigrazione in Svizzera ha assunto un’importanza particolare, considerando che circa un terzo della popolazione elvetica proviene direttamente dalle migrazioni. Il forte senso di appartenenza della Svizzera si basa sulla condivisione dei miti nazionali e dei fondamenti istituzionali, sul percorso storico comune, ma sopratutto sull'orgoglio di rappresentare un caso particolare in Europa.

L'obiettivo della ricerca non è tanto quello di riflettere sulle caratteristiche della comunità di lavoratori sardi dell'acciaieria ticinese Monteforno - in cui si intrecciano i temi di migrazioni da lavoro, reclutamento, condizioni di vita, rapporto con il paese d'accoglienza - quanto quello di affrontare trasversalmente, ma profondamente, la questione identitaria superando appena i limiti naturali della rappresentazione che rimanda all’identità elvetica. Le testimonianze diventano qui uno strumento per studiare dall’interno i contorni identitari dell’organizzazione sociale prima ancora che nazionale.

Considerare oggi le scelte dei migranti e le strategie di sopravvivenza nelle società di accoglienza, significa affrontare le questioni legate all’identità migrante con una certa attenzione per le sfumature, scoprendo lo specchio di una comunità sommersa in cui osservare le influenze che i due paesi possono avere uno sull’altro reciprocamente. Fino a suggerire soluzioni originali in un contesto che si estende ormai al di là dei confini anche giuridici proponendo l’ipotesi del Canton Marittimo, un’idea nata per caso, che potrebbe portare a sviluppi imprevedibili.