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Memorie dell’outsider

Due incontri con Franco Ferrarotti, di Antonio Ria

  • 27 settembre 2017, 09:00
Franco Ferrarotti, Dialogare o perire

Franco Ferrarotti, Dialogare o perire (estratto copertina)

  • edizionidicomunita.it

LASER
Da mercoledì 27 a giovedì 28 settembre 2017 alle 09:00
Replica alle 22:35


Memorie dell’outsider

  • Memorie dell’outsider (1./2)

    Laser 27.09.2017, 11:00

  • Memorie dell’outsider (2./2)

    Laser 28.09.2017, 11:00

Incontrare il sociologo Franco Ferrarotti non significa solo andare alle origini della Sociologia in Italia e in Europa, ma anche e soprattutto raccogliere una testimonianza importante nella storia intellettuale. Nato nel 1926 a Palazzolo Vercellese, in Piemonte, ha frequentato l’Università di Torino, laureandosi in filosofia nel 1949, mentre già era interessato alla sociologia: difatti la sua tesi di laurea è su “La sociologia di Thorstein Veblen”. Dopo la laurea si trasferisce negli Stati Uniti col desiderio di completare i suoi studi e di conoscere un mondo diverso, proiettato verso il futuro. Studia e lavora a New York e a Chicago e molto presto inizia a insegnare all’Università di Chicago e poi ad Harward. Torna in Italia e insieme al suo professore e poi amico, il filosofo Nicola Abbagnano, fonda nel 1951 i «Quaderni di Sociologia». Una sociologia, quella di Ferrarotti, frutto della sua duplice esperienza formativa: quella filosofica e la ricerca sociologia empirica praticata negli USA, convinto della necessità di un apporto reciproco tra l’impostazione empirica americana e quella europea, più teorico-filosofica, superando da un lato l’astrattismo italiano, e in genere europeo, e dall’altro l’empirismo americano. Fonda così una sociologia critica, che sia scienza dell’osservazione, ma orientata concettualmente: “convinto che i dati non parlano da soli, così come i concetti astratti non danno conto della realtà concreta”. Nel 1961 ottiene la prima cattedra di Sociologia in Italia all’Università La Sapienza di Roma, venendo così considerato il decano della Sociologia italiana. Nel 1962 contribuisce alla creazione della facoltà di Sociologia all’Università di Trento, dove ottiene la seconda cattedra di Sociologia. Intellettuale poliedrico e uomo d’azione, negli anni Cinquanta del Novecento è stato il più stretto collaboratore di Adriano Olivetti nel progetto politico e sociale di Comunità e ha poi attraversato da protagonista la storia culturale della seconda metà del Novecento. È autore di un centinaio di opere che abbracciano tutti gli aspetti della sociologia, come la violenza, l’immigrazione, il razzismo; ma anche altri ambiti, come la religiosità. Fino all’ultimo volume “Dialogare o perire. Che cos’è davvero una comunità”: un libro di grande attualità, pubblicato di recente nelle Edizioni di Comunità.

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