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Milano di Porta

A cura di Francesco Brevini - Città di Carta

  • 11 novembre 2015, 10:00

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Mercoledì 11 novembre 2015 alle 09:00
Replica alle 22:35

La Milano di Porta non è la città dell’orgoglio municipale meneghino, ma è una grande capitale culturale, divisa tra illuminismo e romanticismo. In uno dei periodi più convulsi, ma anche più luminosi, della storia della città il massimo esponente della tradizione dialettale milanese traccia con le sue poesie un affresco, che restituisce la vivacità di una metropoli moderna, dove anche la plebe è coinvolta in un processo di emancipazione culturale che non ha riscontri nell’intera penisola.

La passeggiata portiana proposta da Franco Brevini, attento studioso della letteratura dialettale non soltanto lombarda, ricalca i luoghi di uno dei capolavori portiani: il Lament del Marchionn di gamb avert. Partendo dalla casa di Porta e ricalcando i luoghi del pellegrinaggio matrimoniale dello sventurato Marchionn, passeremo in rassegna i costumi, i riti, i locali, i divertimenti della città del primo Ottocento. La città di Foscolo e di Manzoni, quella che Verga avrebbe poi salutato come "la città più città d’Italia” appariva a tutti i viaggiatori come un luogo civilissimo e moderno, tanto da indurre Stendhal, sceso al seguito della grande armée e subito affascinato dal capoluogo lombardo, a rivendicare per sé la qualifica di milanais.

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