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Sex work – Quando il sesso è un lavoro

di Alice Gussoni

  • 9 March 2015, 09:00
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Ed Kienholz and Nancy Reddin Kienholz, 'The Hoerengracht', istallazione alla National Gallery

  • Reuters

Lunedì 09 marzo 2015 alle 09:00
Replica alle 22:35

Sex work – Quando il sesso è un lavoro

Laser 09.03.2015, 10:00

La regolamentazione della prostituzione non ha portato gli effetti sperati e oggi in Europa la tratta delle schiave del sesso non è stata intaccata, ma il vero motivo è da cercarsi altrove. La difficoltà per ottenere un permesso di lavoro per gli extracomunitari ha creato sacche di criminalità difficili da individuare, e quindi impossibili da eliminare definitivamente. Inoltre nei paesi dove è stato regolamentato il lavoro sessuale esistono ancora moltissime resistenze, e l'inclusione all'interno del tessuto urbano viene ostacolato inaspettatamente più di quando era illegale. Partendo da Amsterdam il documentario racconta le condizioni lavorative delle sex worker, attraverso paesi come la Svizzera, dove vigono i regolamenti cantonali, fino ad arrivare in Italia, dove la legge tollera ma non riconosce alcun diritto alle prostitute.

Ogni stato sembra aver risolto, o non risolto, il “problema”, secondo leggi che seguono i codici morali e civili del paese di appartenenza: oggi in Svizzera come in Italia e in Olanda ci si interroga su quale sia il luogo adatto allo svolgimento di questo mestiere, e sulle regole che dovrebbero tutelarlo.

A rispondere sono le persone che operano come attiviste, volontarie o lavoratrici del sesso, fra cui Licia Brussa di Tampep, associazione internazionale per i diritti delle migranti e lavoratrici del sesso, Mariska Majoor, ex prostituta di Amsterdam e fondatrice del Prostitution Information Center, Vincenza Guarnaccia, fondatrice di Prims, ex Aiuto Aids Ticino, e Pia Covre, sex worker e promotrice del comitato italiano per i diritti delle prostitute.

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