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Viceré e gattopardi

di Mariarosa Mancuso - Città di Carta

  • 17 novembre 2015, 10:00
iStock_Catania, Sicilia, Cattedrale, Scena urbana, Orizzonte urbano

Catania

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Martedì 17 novembre 2015 alle 09:00
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Uno dei rari grandi romanzi della letteratura italiana ottocentesca. Assieme a “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni e a “Le confessioni di un italiano” di Ippolito Nievo a “Cento anni” di Giuseppe Rovani (il meno conosciuto, che inizia con due gustosissime pagine sugli effetti nefasti dei romanzi sulle fanciulle). “I viceré” di Federico De Roberto racconta Catania attraverso la nobile famiglia degli Uzeda, prendendo a modello i romanzi di Emile Zola. Personaggi eccentrici, lunatici, in lotta per i beni di famiglia, peraltro sempre più scarsi, mentre chi guarda al futuro tenta l’avventura politica. Fa da sfondo il Risorgimento, con la sua faticosa ricerca dell’unità nazionale italiana.

Da un palazzo dell’aristocrazia – Palazzo Biscari, ancora abitato dalla famiglia Moncada di Paternò Castello – comincia il nostro viaggio catanese alla ricerca dei Viceré d’oggi. Esistono ancora? Sono stati spazzati via dalla modernità? Sono stati sostituiti? (secondo l’idea gattopardesca che “Tutto deve cambiare perché nulla cambi”). Che futuro attende la città che per la sua vivacità imprenditoriale era stata chiamata “la Milano del sud”, tra iniziative culturali, vocazione turistica e emergenza immigrazione? Rispondono scrittori, banchieri, mecenati, principi affittacamere, operatori nelle case famiglia. Il reportage è di Mariarosa Mancuso.

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