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“Neve” di Orhan Pamuk, ovvero la città di Kars

di Elisabetta Jankovic - Città di Carta

  • 20 novembre 2015, 10:00
iStock_Ani, Turchia, Kars, Medio Oriente, Cultura armena

La Chiesa di Santi Apostoli, Kars

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Venerdì 20 novembre 2015 alle 09:00
Replica alle 22:35

È a Kars, una cittadina piuttosto anonima di 9mila abitanti a nordest della Turchia, che Orhan Pamuk, premio Nobel per la letteratura nel 2006, ha ambientato il suo romanzo “Neve”. Il titolo originale è “Kar” che in turco significa appunto“neve” e per quasi tutte le 460 pagine del libro la neve cade incessante. Noi però non ne abbiammo trovato traccia visto che a Kars ci siamo andati d'estate, quando il sole splende prepotente e le morbide colline anatoliche, gialle di grano, si allungano all'orizzonte.

Nessuna traccia neppure della polizia segreta, dei complotti e delle cospirazioni politiche immaginate da Pamuk. Anche se il confine con l'Armenia è chiuso dal 1993 e la regione risulta sempre di più nel mirino delle forze di sicurezza turche dopo l'intensificarsi, negli ultimi mesi, degli attacchi da parte dei miliziani del Pkk. Ma a distrarci dalla politica ha contribuito anche il fascino della vicina Ani, antica capitale armena, distrutta dalle orde mongole nel 1239: un sito archeologico da capogiro.

Infine, presente tra le pagine del libro e tra le vie della città, anche il tema del cosiddetto velo “politico”, che ci ha offerto l'occasione di parlare con Renata Pepicelli, autrice del saggio: “Il velo nell'Islam: storia, politica, estetica”. La questione infatti, lungi dall'essere circoscritta ai paesi musulmani, è da anni dibattuta anche qui, a migliaia di chilometri ad ovest di Kars.

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