Oggi, la storia

Edward Whymper e il Cervino

di Simona Boscani Leoni

  • 31 agosto 2015, 09:05
Edward Whymper e il Cervino_cervino_whymper_alpinismo

Versante svizzero Monte Cervino

  • iStock

Oggi, la storia
Lunedì 31 agosto 2015 - 07:05

L’estate è per molti un periodo di vacanze al mare o in montagna. E proprio in montagna avvengono spesso incidenti, talvolta anche mortali, che hanno come protagonisti escursionisti e alpinisti amanti del rischio.

Il mio contributo di oggi si riallaccia a questo tema e vuole ricordare la conquista del Cervino avvenuta 150 anni fa, il 14 luglio del 1865, da parte del britannico Edward Whymper (1840-1911).

L’impresa è entrata nella storia, oltre per la difficoltà dell’ascesa, per l’incidente occorso sulla via del ritorno a quattro membri della spedizione che morirono precipitando nel vuoto: si tratta del nobile Lord Francis Douglas (1847-1865), del pastore Charles Hudson (1828-1865), del viaggiatore Robert Hadow (1846-1865) e della guida alpina francese Michel Croz (1830-1865).

La spedizione riuscì solo dopo vari tentativi infruttuosi avvenuti sul versante italiano: l’italiano Carrel e il suo gruppo furono battuti quasi al foto finish da Whymper, che si era affidato a guide esperte locali.

Questa breve presentazione dei fatti contiene quattro elementi sui quali vorrei portare la vostra attenzione e che hanno caratterizzato la “conquista” delle Alpi tra la fine del Settecento e l’Ottocento. Dapprima il fatto che Whymper e parte dei suoi accompagnatori fossero inglesi. Non si tratta certo di un caso, ma s’inserisce nell’interesse di lunga durata da parte britannica verso le Alpi, un interesse supportato dalla mobilità favorita dalla costruzione di varie linee ferroviarie in tutta Europa. Il Gran Tour dei giovani nobili e dell’alta borghesia in direzione dell’Italia aveva permesso di entrare in contatto da vicino con i paesaggi montani, scabri ma affascinanti. Un secondo punto è la presenza di guide locali nella spedizione. Se praticamente tutte le conquiste delle cime alpine si devono a naturalisti, nobili, alpinisti cittadini, è vero che questo non sarebbe potuto avvenire senza l’aiuto e il „savoir-faire“ delle guide locali.

Terzo punto centrale è la presenza nella spedizione di un pastore della chiesa anglicana. Anche questo non è fortuito, ma mostra l’importanza degli interessi scientifici, ma anche sportivi, da sempre coltivati nelle cerchie ecclesiastiche inglesi, e non solo. Pensiamo ad esempio anche al ruolo della Chiesa cattolica nel favorire l’escursionismo e l’alpinismo proprio nell’Ottocento.

Come quarto e ultimo punto vorrei ritornare sul tema della sfida tra alpinisti italiani e inglesi per la conquista del Cervino. Non si tratta di un caso isolato, ma deve essere letto all’interno dello sviluppo degli stati nazionali ottocenteschi. La sfida per il Cervino e le altre cime mostra come le montagne fossero divenute per gli stati-nazione in formazione un terreno di conquista, così come lo furono le colonie extra-europee.

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