Oggi, la storia

Hitler in gabbia

di Emilio Gentile

  • 29 January 2015, 07:05
Adolf Hitler, al raduno del partito Nazista a Norimberga del 1927

Adolf Hitler, al raduno del partito Nazista a Norimberga del 1927

  • Courtesy Das Bundesarchiv

Oggi, la storia 29.01.15

Oggi, la storia 29.01.2015, 08:05

Il 29 gennaio 1933, il generale Paul von Hindenburg, presidente della Repubblica tedesca, accettò conferì l’incarico di costituire un nuovo governo a Adolf Hitler, che il giorno successivo giurava come cancelliere del Reich. L’incarico era stato preteso dal Fuhrer del partito nazionalsocialista, che fra il 1930 e il 1932 era diventato il primo partito tedesco, compiendo un balzo eccezionale nelle elezioni, dal 2,5 per cento dei voti nel 1928 al 37 per cento nel luglio 1932, e rimaneva il primo partito anche se nelle elezioni del novembre del 1932 era sceso al 33 per cento. Hindenburg non era stato affatto propenso a nominare cancelliere l’uomo che dieci anni prima, nel novembre 1923, aveva tentato di organizzare un colpo di Stato. Il tentativo era fallito e Hitler era stato condannato a cinque anni di prigione, ma fu scarcerato dopo pochi mesi, che utilizzò per scrivere un libro, il Mein Kampf (La mia battaglia) nel quale esponeva la sua ideologia nazionalista, razzista, antidemocratica, violentemente antisemita, con un programma espansionista per la conquista di uno “spazio vitale” in Europa orientale.

Vagabondo pittore dilettante prima della Grande Guerra, dal 1920 Hitler era il capo del nazionalsocialismo, un nuovo partito organizzato militarmente, che usava la violenza per conquistare la piazza. L’ascesa del nazionalsocialismo fu dovuta principalmente alle conseguenze della grande crisi del 1929, che aveva investito anche la Germania. Nei tre anni successivi, i tedeschi precipitarono nuovamente nella disperazione, come era avvenuto nei primi anni dopo la disfatta nella Grande Guerra. Ci furono di nuovo il crollo della sua produzione industriale, il dilagare della disoccupazione, il riacutizzarsi delle violenze politiche, con l’ascesa dei partiti di estrema destra e di estrema sinistra, mentre le istituzioni repubblicane, create nel 1919, persero rapidamente prestigio e autorità per i governi deboli e precari, che diffusero fra la borghesia e i ceti medi l’invocazione di un regime autoritario. Hitler ebbe successo perché seppe sfruttare la disperazione di questi ceti promettendo ordine, lavoro e grandezza alla Germania. Ma il 29 gennaio 1933, Hitler era ancora considerato un demagogo rozzo e ignorante, più grottesco che pericoloso, dai capi conservatori e nazionalisti, che gli aprirono la porta del potere. “Stiamo mettendo Hitler in gabbia”, dissero. A chi paventava l’avvento di Hitler al potere, l’ex cancelliere cattolico Franz von Papen, rispose: “Ti sbagli. Lo abbiamo preso a servizio”.

Ricordando queste affermazioni, ottantadue anni dopo, possiamo commentarle coniando una massima sapienziale: alla stupidita è negato il dono della profezia.

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