Oggi, la storia

La bella Teodolinda

di Mariateresa Fumagalli

  • 22 maggio 2015, 09:05
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Banchetto delle nozze di Teodolinda, dagli affreschi della cappella di Teodolinda, duomo di Monza

  • Wikipedia

Oggi, la storia 22.05.15

Oggi, la storia 22.05.2015, 07:05

Nel Duomo di Monza pochi giorni fa hanno smontato le impalcature allestite per il lungo restauro degli affreschi che hanno per protagonista la regina Teodolinda vissuta quindici secoli fa. Come tutti i fortunati che hanno potuto salire sui ponteggi e vedere da vicino l’opera, sono rimasta incantata: una spirale di affreschi si srotola in cinque piani di immagini festose che narrano una storia di ambascerie, incontri, banchetti, cortei e nozze. Che in un luogo religioso si celebri una storia tutta laica di gioia “cortese” è già un fatto singolare.

Il tema degli affreschi è il matrimonio di Teodolinda, regina dei Longobardi e vedova del loro re Autari, con il nobile Agilulfo che tramite queste nozze diverrà re. Quasi mille anni dopo quelle nozze, Matteo Visconti signore di Milano senza eredi maschi commissiona alla bottega dei pittori Zavattari il decoro della cappella con uno scopo precisamente politico: dimostrare visivamente un analogia che doveva rinsaldare la sua dinastia. Come la regina Teodolinda attraverso le nozze aveva trasmesso il potere regale ad Agilulfo, così Bianca Maria, l’unica figlia di Matteo Visconti, sposando Francesco Sforza, ambizioso condottiero mercenario, lo innalzava al potere di signore e gli apriva la strada del ducato di Milano. Ma credo che importante per chi visita la cappella -riportata in vita dopo secoli tramite un restauro già citato dai critici come esemplare – non sia tanto la storia e il suo significato politico ma l’abbagliante bellezza dei colori, lo splendore dell’oro, l’ attenzione alla varietà dei volti e dei gesti, il senso acuto dei tempi della narrazione. L’opera, nostalgica testimonianza del mondo “cortese” al suo tramonto ,fu dipinta dal magister Franceschino con i figli Gregorio e Giovanni Zavattari, nome che indica la umile discendenza da una famiglia lombarda di artigiani ciabattini.

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