Oggi, la storia

Oclocrazia, questa sconosciuta

di Alessandro Stroppa

  • 6 marzo 2015, 08:05
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Oggi, la storia 06.03.15

Oggi, la storia 06.03.2015, 07:05

In tempi recentissimi ai microfoni della Zanzara, la nota trasmissione radiofonica di Radio24 condotta da Giuseppe Cruciani e da David Parenzo, è intervenuto l’ex onorevole Mario Capanna – tutti ricorderanno i suoi trascorsi nel movimento giovanile del ’68 –, il quale ha definito i due conduttori quali “oclòcrati” dell’informazione: una definizione che ha suscitato una certa ilarità, poiché s’è pensato che il termine “oclocrate” fosse un conio di bizzarra invenzione. In realtà il termine esiste eccome: è un termine dotto, per lo più noto agli storici e agli studiosi del diritto costituzionale, che ha un significato profondo e meritevole di essere “rinfrescato”. Deriva infatti da “oclocrazia”, una parola traslitterata dal greco ochlokratía a cui fece ricorso lo storico greco-romano Polibio per indicare un potere o un predominio politico della massa (cioè l’óchlos) intesa come corpo popolare disordinato e acefalo, spesso preda delle agitazioni demagogiche e strumentalizzato in senso sovversivo.

Per lo storico essa altro non era che la forma degenerata della democrazia, esattamente come l’oligarchia e la tirannide erano le rispettive degenerazioni dell’aristocrazia e della monarchia. Il termine non è dunque sinonimo di demagogia: caso mai quest’ultima può configurarsi come lo strumento a cui i capipopolo ricorrono per abbattere la democrazia, trasformandola, spesso involontariamente, in una forma di regime anche più pericoloso dell’anarchia. Basterebbe passare sommariamente in rassegna alcune pagine di storia tra l’antichità e la contemporaneità per renderci conto di come molti regimi democratici in profonda crisi siano passati attraverso una fase oclocratica per poi sfociare, per lo più, in forme di potere monarchico o tirannico tramite un golpe o un processo pseudo-democratico: dalla repubblica romana al principato, dalla Rivoluzione francese a Napoleone, dalla Rivoluzione d’ottobre a Stalin, ad esempio (ovviamente con le dovute distinzioni!).

D’altro canto anche il mondo odierno è ricco di esempi che riportano a nazioni o a situazioni politiche particolari in cui lo spettro dell’oclocrazia incombe come una minaccia e in cui si presenta come il sintomo di disagi sociali profondi, potenzialmente forieri di regimi di marca dispotica e dittatoriale. Né deve stupire che anche l’informazione possa essere uno strumento in certa misura utilizzabile in senso oclocratico: può forse stupire che l’accusa provenga da un ex politico come Mario Capanna, la cui azione politica, negli anni di piombo, cavalcò suo malgrado l’onda di una oclocrazia che non sempre ebbe le connotazioni del riformismo democratico. Riportiamo dunque in auge il termine “oclocrazia”, se vogliamo almeno combattere una forma di oclocrazia imperante: quella dell’ignoranza sesquipedale, peste e morte della memoria storica.

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