Oggi, la storia

Per una giusta rivoluzione

di Piero Stefani

  • 6 maggio 2015, 09:05
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Ritratto di Robespierre, Museo Carnevalet.

  • Wikipedia

Oggi, la storia 06.05.15

Oggi, la storia 06.05.2015, 07:05

In base al vecchio calendario che la Rivoluzione francese avrebbe modificato, il 6 maggio 1758 nacque Maximillien de Robespierre. Secondo il nuovo computo si sarebbe trattato di un mese dalla denominazione gentile, Floréal. Nella mente di tutti il nome di Robespierre evoca però parole meno garbate; la prima è, appunto, «rivoluzione », la seconda è «Terrore», la terza è «incorruttibile», una qualifica che, anche ai nostri giorni, suonerebbe esemplare per ogni politico. Come tener assieme questi tre termini?

Il passaggio chiave sta nell' aver introdotto in politica l'idea che ci sono momenti straordinari in cui diviene lecito, anzi obbligatorio, quanto nella normalità va considerato riprovevole. Per usare espressioni care all' attuale politologia, lo «stato di eccezione» si distingue dallo «stato di diritto».

Nel clima rivoluzionario coloro che, linea di principio, condividevano le posizioni illuministiche contrarie alla pena di morte, fecero votare leggi come quella del 22 Prairial dell’anno II (10 giugno 1794) in cui la procedura dei tribunali rivoluzionari, già molto semplificata, venne resa ancora più sommaria; i giudici erano di fronte a due sole scelte possibili: l’assoluzione o la morte. Nel raccomandare l’approvazione immediata della legge, Robespierre affermò che in quel frangente si stavano affrontando due opinioni contrastanti: «la prima è quella che tende a punire severamente e inesorabilmente i delitti commessi contro la libertà [...]. L’altra è l’opinione vile e criminale dell’aristocrazia, che [...] non ha smesso di chiedere direttamente o indirettamente un'amnistia per i cospiratori e per i nemici della patria».

Rare sono le situazioni in cui si giunge a estremi così aberranti. Tuttavia è pur vero che ci sono circostanze effettive in cui, per salvaguardarle, risulta inevitabile agire contro le proprie convinzioni. A volte anche gli amanti della pace sono costretti a far guerra conto coloro che mettono a repentaglio la vita e la sicurezza altrui.

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