Oggi, la storia

Una nobile parola

di Mariateresa Fumagalli

  • 27 February 2015, 07:05
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Una nobile parola

Oggi, la storia 24.02.2015, 09:50

Qualcuno, forse più di qualcuno, non ama la parola “tolleranza”. Altri, purtroppo – questo è più preoccupante – non amano la sostanza della tolleranza. Ma oggi limitiamoci alla parola che risuona frequente nelle discussioni innescate dai recenti atti terroristici. Qualcuno ritiene che la parola “tolleranza” sia oggi un termine desueto e troppo morbido: esprimerebbe sopportazione unita a una malcelata convinzione di superiorità morale e intellettuale da parte di chi la usa. Questo avviene nel linguaggio quotidiano, ma nella storia delle idee “tolleranza” rimane la parola nobile delle origini nel processo di una conquista culturale dell’Europa. A mio parere va conservata. L’idea di tolleranza all’origine riguarda la convivenza e il contrasto fra religioni diverse e più tardi il rapporto religione/stato nell’Europa cristiana. Da notare che il primo punto è rimasto drammaticamente attuale. Già nel XII secolo quando la sfida religiosa e culturale dell’Islam “spagnolo” e il contrasto con gli ebrei ospitati all’interno della Christianitas europea si fanno più vicini e forti, menti straordinarie come Pietro Abelardo e l’inglese Gilberto Crispino auspicano un dialogo condotto “con animo tollerante” con le fedi rivali andando alla ricerca dei punti comuni, scegliendo la ragione come criterio per dirimere il contrasto e mettendo al contrario in secondo piano i riti e la precettistica che spesso dividono gli uomini. Questo è il significato di tolleranza, una idea che Nicola Cusano riprenderà nel suo De pace fidei e nel Seicento diventerà centrale con Spinoza e nella Lettera sulla tolleranza di John Locke. Voltaire e Diderot non sono, come si sente talvolta dire i “padri della idea di tolleranza”, ma hanno il grande merito di aver analizzato in profondità l’idea e averla diffusa nella società illuminata con acume e briosa intelligenza. La tolleranza da virtù intellettuale per pochi eletti diventa così un comportamento virtuoso degno di tutti uomini che si dicono civili.Ed entra in una galassia di idee affini che vorremmo sempre più condivise: dialogo, libertà di espressione, confronto, diritti umani, pluralismo…

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