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Di manovre fiscali per il risanamento finanziario (II)

di Mauro Baranzini

  • 24 May 2016, 12:20
Di manovre fiscali per il risanamento finanziario

I conti cantonali sotto un metaforico stetoscopio

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Martedì 24 maggio 2016 - 12:20

La Manovra cantonale di risanamento finanziario di medio periodo proposta all’unanimità dal nostro Consiglio di Stato ha portato a due diverse reazioni. Da una parte alcuni partiti politici, dopo una prima reazione alquanto positiva, cominciano ad avanzare riserve e perfino a minacciare ritorsioni nel caso in cui l’esito di una votazione del 5 prossimo giugno non sia di loro gradimento (per rapporto alla tassa di collegamento). Peccato, perché davanti ad una situazione finanziaria delicata come quella del nostro Cantone occorrerebbe maggiore senso di responsabilità, visto anche che la manovra è stata soppesata con il bilancino da tutti e cinque i nostri ministri. Dall’altra parte diversi esperti hanno allargato la problematica mettendo sul tavolo alcuni aspetti particolari del nostro sistema fiscale; sistema che secondo loro andrebbe ridiscusso al fine di, da una parte, assicurare una maggiore base impositiva e, dall’altra, affrontare la famosa riforma fiscale III delle imprese che arrischia nei prossimi anni di creare ulteriori buchi nelle finanze pubbliche. Ci riferiamo agli scritti del prof. Marco Bernasconi e dell’avv. Simona Genini. In particolare questi due professionisti sottolineano che le deduzioni sociali del nostro fisco sono eccessivamente generose, e che l’imposizione fiscale dell’utile aziendale nel nostro Cantone sta divenendo tra le più onerose di tutta la Svizzera. Questo con il pericolo di perdere parte di quel 4% dei migliori contribuenti che paga il 40% di tutte le imposte in Ticino. In effetti il Cantone Ticino è il paese di Bengodi per quanto riguarda le deduzioni fiscali per gli oneri assicurativi, per i figli, i figli agli studi, le persone a carico, ecc. È il Paese di Bengodi a livello svizzero, in quanto queste deduzioni sono il doppio della media degli altri cantoni. Ed è il Paese di Bengodi soprattutto se ci confrontiamo con altri paesi, dove le deduzioni tendono ad azzerarsi per redditi medio-alti e alti. I due esperti summenzionati portano l’esempio di una coppia ticinese con un reddito complessivo di 100'000 franchi, con oneri sociali normali, e due figli agli studi. Praticamente questa famiglia pagherebbe solo l’1% di imposte dirette, in un Paese dove già le imposte indirette sono tra le più basse al mondo. Nella vicina Italia e nel Regno Unito, che non sono proprio nazioni in fondo alla classifica della socialità, una famiglia con un reddito simile (pur tenendo conto della parità del potere d’acquisto) pagherebbe un buon 25-30% in imposte dirette complessive, e con deduzioni sui figli molto, ma molto basse. Non sono sicuro che nei prossimi decenni potremo avere le migliori scuole per i nostri figli e nipoti, la migliore sanità, i migliori servizi pubblici, ecc., con una fiscalità così generosa rispetto alle deduzioni sociali. Il ministro delle finanze del nostro Cantone avrà senz’altro un lavoro non facile nei prossimi anni.

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