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Economia sempre più giù

Rete Due, mercoledì 1. ottobre, 12:20

  • 1 October 2014, 12:20
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Mario Draghi, presidente della Bce

  • Reuters

Si moltiplicano quasi ogni giorni i dati negativi sulla crescita dell’eurozona. Gli ultimi sono dell’Ifo e segnalano il calo della fiducia dell’industria tedesca per il quinto mese consecutivo, al livello più basso dall’aprile 2013.
Anche la Germania, il tradizionale motore della crescita europea, comincia dunque a perdere colpi in modo preoccupante. Un recente studio tedesco, del resto, dice che non solo il paese ha bisogno di una nuova ondata di riforme per mantenersi competitivo a livello globale ma anche e soprattutto ha bisogno di massicci investimenti, prima di tutto nell’innovazione.

Non solo nell’euro-sud, quindi, ma anche a nord l’economia dell’eurozona mostra un fiato sempre più corto. Del resto, il presidente della Bce, Mario Draghi, ha detto chiaro lunedì a Bruxelles davanti al parlamento europeo che le prospettive economiche si presentano meno incoraggianti del previsto, con la deflazione sempre in agguato.
Per questo Draghi ha ribadito di essere pronto, se sarà necessario, a prendere ulteriori misure non convenzionali per sostenere economia e inflazione nell’area euro.

Molti analisti ritengono che presto il presidente della Bce potrebbe lanciare la sua bomba atomica: in altre parole un programma di acquisto di titoli di Stato, dopo l’operazione TLTRO, cioè l’offerta di nuova liquidità alle banche a patto che queste la iniettino davvero nelle vene dell’economia.
La politica monetaria espansiva della Bce non piace a Berlino ma in realtà per ora scontenta un po’ tutti. E non potrebbe essere altrimenti in un’ eurozona spaccata tra il partito del rigore e delle riforme come unico traino credibile dello sviluppo, sia pure non immediato, e quello invece che mette al primo posto la crescita come condizione indispensabile per fare accettare all’opinione pubblica rigore e riforme.
Da un lato la dottrina tedesca, dall’altro quella franco-italiana. L’una contro l’altra armate e per ora incapaci di trovare un terreno di intesa. La ragione? La profonda crisi di fiducia reciproca che ormai sconfina nella diffidenza aperta.

Senza un solido recupero di fiducia, è illusorio credere nella ripresa economica, nel rilancio degli investimenti e della voglia di rischiare delle imprese , avverte Draghi. Ma se questo è, come è, il clima, purtroppo nemmeno l’attivismo della Bce potrà da solo riuscire a invertire la rotta europea. Draghi lo sa e non cessa di ripeterlo. I Governi fanno finta di non sentire.
Adriana Cerretelli

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