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Euro: la ripresa va, la convergenza no

di Adriana Cerretelli

  • 24 maggio 2017, 14:20
Euro: la ripresa va, la convergenza no
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Mercoledì 24 maggio 2017 alle 12:20

Euro: la ripresa va, la convergenza no

Plusvalore 24.05.2017, 14:20

I numeri dell’eurozona migliorano e fanno bene sperare: quest'anno sarà ripresa (1,7%) per il quinto anno consecutivo, il deficit aggregato dell’area è calato all'1,5% e promette di scendere ancora, la disoccupazione interessa tuttora 19 milioni di persone nell'Unione, dove però negli ultimi 3 anni sono stati creati 6 milioni di nuovi posti di lavoro.

Non solo. Anche la disciplina del patto di stabilità torna in auge: erano ben 24 su 28 ai tempi della grande crisi i paesi sotto procedura per disavanzi eccessivi. Oggi sono solo 4, Francia, Grecia, Spagna e Gran Bretagna, mentre Portogallo e Croazia sono tornati in regola, sotto il tetto massimo del 3% fissato da Maastricht per il disavanzo pubblico.

Allora tutto bene? No, non ancora.
Perché le divergenze tra le economie dell'euro, aggravatesi durante gli anni della lunga recessione, non sono ancora state sanate. Prime fra tutte quelle esplose tra Francia e Germania, i suoi due pesi massimi.

Oggi a Berlino i surplus non cessano di lievitare: del bilancio, con 7,9 miliardi quest'anno di entrate fiscali supplementari che saliranno a 54 nel 2021, della bilancia commerciale con un attivo pari all'8,6% del Pil, 270 miliardi, mentre il debito è calato al 60%, in linea con Maastricht. La Francia invece è da anni in deficit eccessivo, con un debito al 100% e la bilancia commerciale in rosso.
Poi c'è l'Italia, la terza economia dell'area, con una crescita smorta, produttività e competitività di sistema in ginocchio, deficit in linea ma debito alle stelle (133%).

Colmare i divari dentro l'eurozona oggi è urgente non solo perché una politica monetaria unica non può tenere a lungo senza una politica macro-economica, se non unica, almeno seriamente coordinata, ma anche perché il rafforzamento della governance dell'eurozona ho bisogno di una solida convergenza di strutture e politiche dei paesi membri. Senza, le ambizioni della Francia di Macron che con la Germania della Merkel intende avviarne la grande riforma, rischiano di partorire solo un topolino.

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