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Europa-Turchia, la crisi lancia una sfida epocale

di Adriana Cerretelli

  • 15 marzo 2017, 13:20
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Mercoledì 15 marzo 2017 alle 12:20

Europa-Turchia, la crisi lancia una sfida epocale

Plusvalore 15.03.2017, 13:20

C’è indubbiamente molto elettoralismo, dentro e fuori dall’Unione, a inquinare orizzonte e futuro europei, rendendoli ogni giorno più nebbiosi e incerti. Ma la crisi esplosa tra Olanda prima, Germania, Danimarca, Europa e Nato poi e Turchia, va molto al di là delle consuete isterie politiche che precedono il voto.

Certo, oggi l’Olanda va alle urne e il 16 aprile lo farà la Turchia, la prima per il solito rinnovo di legislatura, la seconda per un referendum con il quale Taryyip Erdogan intende ottenere il consenso popolare al rafforzamento dei suoi poteri presidenziali. Che di fatto lo trasformeranno nell’uomo forte di Ankara.

Dietro il rifiuto olandese di ospitare in casa propria la campagna elettorale turca, con tanto di ministro degli Esteri e della Famiglia paracadutati direttamente da Ankara, c’è molto più del gesto stizzito del governo Rutte, deciso a non aggiungere benzina sul fuoco proprio quando sui migranti si deciderà lo scontro elettorale con il partito xenofobo e anti-Ue di Geert Wilders.

C’è il rapporto dell’Europa intera con i flussi migratori che non si fermano e c’è, ancora di più, la sua relazione con l’Islam: una questione che riguarda il suo futuro modello di convivenza in una nuova società multiculturale.

Non a caso a insulti e accuse di nazismo lanciate da Erdogan e alle sue minacce di rivedere l’accordo che un anno fa ha fermato l’ondata migratoria verso Germania e NordEuropa, l’Unione ha reagito con una levata di scudi collettiva.

Angela Merkel ha usato toni durissimi, nonostante sia a sua volta in piena campagna elettorale e la più esposta al ricatto turco. In Francia Marine Le Pen e il suo Front National, in vista delle presidenziali di aprile-maggio, hanno attaccato il Governo in carica per il via libera concesso ai comizi turchi.

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