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Europa alle prese con la sfida Brexit

di Adriana Cerretelli

  • 29 March 2017, 12:20
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Mercoledì 29 marzo 2017 alle 12:20

C'è la farà l'Europa a uscire sana e salva dallo storico divorzio dalla Gran Bretagna? I negoziati che cominciano oggi per ora appaiono per tutti un autentico salto nel buio.

Quattro giorni fa, a Roma, l'Unione ha fatto uno sforzo gigantesco per proiettare, nel suo sessantesimo compleanno, almeno l'immagine di un club, impoverito sì di uno dei suoi membri più importanti, ma deciso a salvaguardare a tutti i costi l'unità di visione e di intenti almeno dei restanti 27 paesi.

Per riuscirci ha dovuto abbassare il tiro delle originarie ambizioni del quadrunvirato, formato da Germania, Francia, Italia e Spagna: l'Europa a più velocità resta la risposta inevitabile per rilanciare l'integrazione europea, sia pure a ritmi differenziati, ma senza rompere l'attuale quadro istituzionale e giuridico. Niente riforma dei Trattati UE, si procederà con gli strumenti esistenti per avanguardie di paesi e senza strappi: le nuove politiche economiche, sociali, migratorie, di sicurezza e difesa saranno aperte al l'adesione di tutti, se lo vorranno. In questo modo tutti i 27 senza eccezioni hanno firmato il patto di Roma.

Ma l'armonia sfoggiata nella grande occasione è durata davvero molto poco.

Quasi non si erano ancora spente le luci della festa del compleanno europeo: il cancelliere austriaco Christian Kern, socialdemocratico, ha annunciato che l'Austria non parteciperà al programma per ricollocare nell'Ue 160.00 rifugiati da Grecia e Italia in quanto ritiene di aver già' fatto a suo tempo la propria parte.

Dunque pretende il rinnovo della sua esenzione. Se si pensa che in due anni di rifugiati ne sono stati redistribuiti solo 15.000, che Ungheria e Slovacchia hanno presentato nel 2015 ricorso alla Corte di Giustizia europea contro la decisione, che la politica migratoria comune dovrebbe essere uno dei settori qualificanti del rilancio europeo, si comincia proprio male.

Messaggio di egoismi, i soliti, e di disunione per gli inglesi che sperano di avvantaggiarsi nel negoziato dalle divisioni europee. Anche se, per la verità, dovranno occuparsi anche di quelle di casa loro: ieri il parlamento scozzese ha votato a favore di un nuovo referendum per l'indipendenza della Scozia dalla Gran Bretagna.

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