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I modi non proprio urbani del presidente americano

di Mauro Baranzini

  • 30 maggio 2017, 14:20
Il presidente USA Donald Trump e la moglie Melania fuori dalla cabina dell'Air Force One

Il presidente USA Donald Trump e la moglie Melania fuori dalla cabina dell'Air Force One

  • Reuters

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Martedì 30 maggio 2017 alle 12:20

Non è certo stato edificante lo spintone di Trump, nei riguardi del premier del Montenegro. Un maldestro spintone per essere in prima fila alla conclusione del vertice Nato a Bruxelles la scorsa settimana. Certo gli Stati Uniti hanno i cannoni più grandi del Montenegro; ma non è il motivo per spintonare un primo ministro che ti toglie la visibilità delle telecamere. Così come non è stato piacevole leggere che la First Lady americana cambiava abito ad ogni piè sospinto, quasi tutti firmati, e del costo di decine di migliaia di dollari. La modestia della Cancelliera Merkel e del Primo Ministro britannico Signora May, così come delle First Ladies europee, è senz’altro stata migliore. Ma veniamo al sodo. Ai membri della Nato Trump ha chiesto che aumentino le spese per la difesa fino al 2% del prodotto interno lordo, e non ci è andato giù con i guanti. Certo lo stile di Sir Winston Churchill, quando tornava a metà degli anni Trenta da visite nella Germania in piena fase di riarmo, fu molto differente. Non è con le imposizioni che si convincono gli alleati; occorre migliore strategia e capacità di negoziare. Vocabolario che il padrone di Washington non sembra conoscere. L’unico successo del G7 (a dire il vero del G6+1) è stato l’accordo nel campo della lotta al terrorismo; sarebbe stato sorprendente il contrario. Per il resto non molto di più. Un mezzo accordo per quanto riguarda il libero scambio, con la riserva americana nel caso di dumping o di concorrenza sleale. Concetti difficili da definire, e da trascrivere su un protocollo preciso. Chiaro fallimento nel campo della protezione ambientale e della lotta al surriscaldamento climatico. Probabilmente il presidente americano non ha mai avuto il tempo di osservare il modo con il quale le scogliere di ghiaccio in diverse parti del mondo cedono e precipitano negli oceani o nei laghi. Forse non ha mai guardato le cartine geografiche che mostrano una riduzione impressionante delle superfici ghiacciate dei nostri poli. E forse non ha mai pensato che la sua stessa città, Nuova York, arrischia di essere sommersa in parte se il livello degli oceani dovesse continuare ad innalzarsi. È troppo occupato, si direbbe, a concedere esclusive per l’estrazione di petrolio, per la costruzione di altri oleodotti o per la rimessa in funzione delle centrali a carbone. Non ha nemmeno avuto il coraggio di dire apertamente se gli Stati Uniti si ritirano dall’accordo sul clima di Parigi. Staremo a vedere. Forse, per una volta, ha ragione la Cancelliera Merkel: sugli Stati Uniti è difficile poter contare in questo momento.

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