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I primi dieci anni della crisi finanziaria globale

di Sergio Rossi

  • 6 febbraio 2017, 13:20
I primi dieci anni della crisi finanziaria globale
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Lunedì 06 febbraio 2017 alle 12:20

I primi dieci anni della crisi finanziaria globale

Plusvalore 06.02.2017, 13:20

Sono passati dieci anni ormai dallo scoppio della crisi finanziaria globale, ma i fattori all’origine di questa crisi non sono stati sradicati dal sistema economico mondiale. Se molto è stato fatto, apparentemente, sul piano della regolamentazione finanziaria, sia nazionale sia internazionale, nulla è cambiato nell’insegnamento dell’economia nelle università dei paesi occidentali. La crisi economica, in ultima analisi, è infatti una crisi della “scienza economica”, perché è il risultato ineluttabile del pensiero dominante, in particolare per quanto riguarda la metodologia di analisi e l’impostazione di fondo sul piano della politica economica.

La metodologia di analisi degli economisti neoliberali è basata sull’homo economicus (un essere umano ipotetico, presunto razionale, informato, egoista e massimizzante), osservando il cui comportamento questi economisti pretendono di capire lo stato e il funzionamento dell’intero sistema economico. Per rendersi conto dell’errore di fondo di questa metodologia di analisi, è come se un medico pretendesse di capire lo stato di salute e il funzionamento del corpo umano analizzando le cellule che formano tale corpo. In realtà, in nessuna facoltà di medicina gli insegnanti e i ricercatori adottano questo approccio, ma considerano il corpo umano nel suo insieme, composto da una moltitudine di organi, tessuti e vasi sanguigni che formano un sistema interconnesso, che necessita di un approccio “sistemico” per essere analizzato, allo scopo di capirne le patologie in maniera tale da attuare le cure adeguate per l’insieme del corpo.

Come i medici curano il corpo umano, gli economisti devono curare il corpo sociale e in entrambi i casi non devono fare l’errore di credere che il loro campo di indagine sia quello di una scienza esatta (come la matematica). Sono infatti proprio gli economisti matematici, di stampo neoliberista, che hanno trasformato l’analisi economica in una scienza apparentemente esatta, basata sui dati oggettivi dell’evidenza empirica e sul calcolo delle probabilità, supponendo che si possa prevedere il futuro estrapolando le regolarità dal passato (sposando l’assioma dell’inerzia temporale).

Questa serie di errori metodologici è fatale anche sul piano della politica economica, che si ritiene debba limitarsi a dare gli incentivi giusti, siano essi positivi o negativi, al fine di realizzare i suoi obiettivi, come la stabilità finanziaria o la piena occupazione.

Basterebbe in realtà studiare la storia economica e del pensiero economico, ignorata dagli economisti matematici, per capire che l’intervento dello Stato nell’economia non può limitarsi alle “condizioni-quadro” poste dai neoliberisti, se si vuole che l’economia sia sostenuta correttamente quando le imprese e le famiglie attraversano un periodo, come quello degli ultimi dieci anni, molto difficile e incerto.

Il sistema economico non potrà quindi uscire da questa crisi fintanto che nelle facoltà di economia si impedirà di pensare e di agire criticamente.

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