Plusvalore

Incoerenze della Banca nazionale

di Silvano Toppi

  • 5 maggio 2016, 14:20
Accesso portale della Banca nazionale svizzero (SNB) di Berna

Accesso portale della Banca nazionale svizzero (SNB) di Berna

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Plusvalore
Giovedì 05 maggio 2016 - 12:20

Plusvalore del 05.05.16

Plusvalore 05.05.2016, 14:20

A guardare con più interesse e trepidazione i conti della Banca Nazionale dovrebbero essere i cantoni che, da famelici azionisti, attendono come un toccasana la spartizione degli utili. Come il Ticino che senza i 50 e oltre milioni piovuti da quella parte, si troverebbe in acque ancora più profonde. La Banca Nazionale dà sempre il batticuore con le sue forti variazioni nei risultati annunciati trimestralmente: lo scorso anno di questi tempi era sotto di quasi 30 miliardi, pochi giorni fa si annunciava invece un utile di 5.7 miliardi, dovuto però in massima parte a un valore contabile, alla rivalutazione dell’oro.

Aldilà di questi dati contingenti, ci sono due constatazioni che pongono qualche interrogativo sulla politica degli investimenti o sul rispetto di quelle che vengono definite “direttive generali sulla politica di investimento”, risalenti al maggio di dodici anni fa.

La Banca nazionale non illustra nel dettaglio le posizioni che ha nel suo portafoglio. Non è un esempio della declamata trasparenza, venduta spesso come esigenza etica. Bisogna passare attraverso i dati forniti trimestralmente dall’autorità di sorveglianza americana per ottenere alcune stime. Sappiamo così che il valore delle azioni americane detenute dalla Banca nazionale lo scorso anno superavano i 40 miliardi di dollari, più del 6 per cento del prodotto nazionale. Dove sono investiti?

La Banca nazionale, ci si dice nelle direttive, non persegue interessi strategici con i suoi investimenti in azioni, non opera una selezione di titoli individuali; il suo portafoglio è assembrato in maniera passiva, sulla base degli indici borsistici. Sembra quindi una rinuncia ad operare scelte “politiche” con i propri investimenti. Appare tuttavia almeno un’indicazione di scelta “politica”, forse inevitabile, almeno per decenza. La Banca, si dice nelle direttive, “rinuncia a investire nelle imprese che producono armi proibite dalla comunità internazionale, che vìolano massicciamente i diritti umani fondamentali o l’ambiente”. Ecco, a differenza del passato, appare anche l’ambiente; ma come vi rientrerà? Rifiutando di investire in tecnologie che possono nuocere all’ambiente?

Veniamo a sapere che la Banca Nazionale ha acquistato per 3 miliardi di dollari di azioni nelle grandi società e imprese di carbone, gas da scisti o di petrolio negli Stati Uniti. Se ci fosse coerenza con le direttive quegli investimenti dovrebbero essere subito condannati dal comitato di etica interna, tanto più se la “politica”, cioè la consigliera Doris Leuthard, si fa vanto di aver firmato pochi giorni fa l’accordo sul clima all’Onu. Sta di fatto che all’incoerenza si aggiunge anche la beffa economica che in Svizzera, forse, è peggio dell’incoerenza: quelle azioni acquistate dalla Banca Nazionale, dal giugno 2014 hanno perso la metà del valore. I Cantoni azionisti della Banca, che aspettano la manna, non hanno niente da dire?

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