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L’umanesimo produttivo dell’astrazione matematica

di Fabrizio Zilibotti

  • 16 April 2015, 12:20
matematica
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Plusvalore 16.04.15

Plusvalore 16.04.2015, 14:20

Nel libro I ragazzi più intelligenti del mondo, scrive Amanda Ripley: “La matematica è il linguaggio della logica. E’ un modo disciplinato ed organizzato di pensare... Più di ogni altra materia, la matematica è rigore distillato. Dominare il linguaggio della logica aiuta ad inserire gli abiti più elevati nella mente dei ragazzi, come la capacità di ragionare, di identificare regolarità o di elaborare congetture informate. Queste capacità hanno un valore sempre più grande in un mondo in cui l’informazione è abbondante e caotica.”

Che la matematica sia una scienza tanto affascinante quanto essenziale per il progresso, lo dimostra l’inestricabile connubio tra scienza, pensiero filosofico e pensiero matematico nel corso dei secoli. L’astrazione matematica ha le sue radici nella Grecia antica dei Pitagora, Euclide Archimede e Talete, per passare al genio di grandi filosofi come Cartesio, Leibniz, Pascal, o a grandi protagonisti delle rivoluzioni scientifiche quali Eulero, Newton, Galileo ed Einstein. Anche la scienza economica contemporanea annovera tra i padri fondatori illustri matematici come Cournot, von Neumann e Nash.

E’ forse meno noto che l’importanza della conoscenza matematica è aumentata tremendamente nel corso degli ultimi decenni. In uno studio condotto presso l’Università di Zurigo, Michelle ed Andrew Rendall dimostrano che l’abilità matematica misurata da test di ammissione alle università spiega in modo accurato tanto le scelte occupazionali quanto il reddito futuro degli americani. I risultati di altri test, come quello di abilità verbale, o di intelligenza generale sono molto meno importanti. Se è vero che, a partire dal 1980 si osserva una aumento significativo della disuguaglianza di reddito tra i detentori di un titolo universitario ed il resto della popolazione, i due ricercatori dimostrano come gran parte di questa disuguaglianza sia determinata dall’esposizione ad un curriculum di studi con un’elevata intensità di conoscenze matematiche, che a sua volta apre le porte ad occupazioni con un’alta intensità di conoscenze matematiche. Quantitativamente, secondo gli autori, tali occupazioni sono soggette ad un aumento della produttività del lavoro superiore, su base annua, al 16% relativamente ad occupazioni con una bassa intensità matematica. In altre parole, il progresso tecnico ha aumentato sensibilmente la domanda di conoscenze matematiche avanzate, relativamente ad altre forme di capitale umano.

La diversità nelle conoscenze matematiche contribuisce a spiegare perchè sia aumentata la disuguaglianza di reddito tra laureati ricchi e poveri. Per il 50% più povero dei laureati, la tendenza temporale del salario medio è in linea con quella di chi si ferma alla scuola superiore. I guadagni si concentrano soprattutto nel 10% più ricco della distribuzione dei laureati.

Lo studio citato non vuole dimostrare che una gran parte della popolazione si dedica sul posto di lavoro a scrivere e dimostrare teoremi. Il potere della struttura matematica sta, per tornare alla Ripley, nell’insegnare a ragionare, e ad elaborare l’informazione in modo intelligente. Insomma, la matematica aiuta a risolvere meglio i problemi di tutti i giorni.

Anche nella scienza economica contemporanea, non può sorprendere che i contributi più illustri ed importanti alla regolamentazione industriale o alla politica economica vengano da grandi menti analitiche come quella del premio Nobel dell’economia 2014, Jean Tirole.

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