Plusvalore 27.01.15
Plusvalore 27.01.2015, 13:20
Due settimane fa avevo scritto il seguente testo per Plusvalore, che poi ho lasciato da parte per denunciare il pericolo di un abbandono della parità di 1,20 da parte della Banca Nazionale Svizzera, cosa che è poi puntualmente capitata quattro giorni dopo. Ecco che cosa avevo scritto: “I presidenti della Banca Centrale Europea e della Banca Nazionale Svizzera non dormono più di notte, temendo che le loro economie stiano precipitando nel bàratro della deflazione. Dormirebbero meglio se andassero a studiarsi meglio la storia economica dal 1930 in avanti. Perche? Perchè intanto la deflazione si registra unicamente quando per un lungo arco di tempo (almeno tre o quattro anni) i prezzi diminuiscono in modo continuo e sostanziale. Come ad esempio negli anni 1929-1936, con qualche distinguo, per gli Stati Uniti dapprima e per l’Europa poi. La convinzione che i prezzi continueranno a diminuire in modo sistematico e pesante può ovviamente portare gli attori economici, in particolare le famiglie, a posticipare gli acquisti di beni semidurevoli e durevoli, il che potrebbe anche accelerare il processo di rallentamento economico o di recessione (se del caso). Ma non mi sembra essere, e lo dico soppesando bene le parole, il caso della Svizzera e dell’Europa di oggi. Ben più insidiosa è l’inflazione.”
Fin qui quanto avevo scritto due settimane fa. Ma evidentemenre le sorprese erano ben lungi dall’essere finite. Presentando il piano di Quantitative Easing (perché poi bisogna sempre scimmiottare gli inglesi?) il presidente della Banca Centrale Europea quattro giorni fa ha detto che avrebbe acquistato titoli di Stato al ritmo di 60 miliardi al mese finchè l’inflazione sarebbe risalita al 2%. (Il ministro dell’economia di una grande economia europea, ovviamente piena di debiti fino al collo, ha persino detto a Davos che questo intervento potrebbe durare ben più di un anno; bella prospettiva!) Perchè porsi un obiettivo di aumento dei prezzi, al posto di parlare di rilancio della crescita e creazione di posti di lavoro? Se, poi ironia della sorte, ci fosse qualche guerra in medio oriente o qualche raccolto agricolo disastroso, i prezzi dovessero risalire in fretta, senza creare nuovi posti di lavoro, allora sarebbero contente le autorità monetarie? Lascerebbero cadere la loro politica pericolosa (e probabilmente folle) di stampare moneta in cantina? E poi, mi ha chiesto un amico contadino (scarpe grosse, ma cervello fine) perchè poi le banche centrali dovrebbero darsi da fare per ridurre il potere d’acquisto dei nostri sudati risparmi? Adesso poi che i tassi d’interessi sono praticamente nulli. Gli ho risposto citando Keynes: la memoria storica degli economisti e dei finanzieri non dura nemmono una generazione.