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Mistero svizzero

di Silvano Toppi

  • 29 settembre 2016, 14:20
Mistero svizzero
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Giovedì 29 settembre 2016 alle 12:20

C’è una singolarità elvetica che non si sa come decifrare. Alcuni l’hanno definita “mistero svizzero”.

Il Forum economico mondiale, celebrata Fondazione di ricerca che ha sede a Ginevra, in una meticolosa analisi pone la Svizzera al primo posto nella classifica mondiale per livello di competitività. Primo posto tra 138 paesi che rappresentano il 98 per cento del prodotto lordo mondiale. Da quando si fa questa classifica la Svizzera si è comunque sempre situata tra i primi posti.

Competitività, in termini semplici, vuol dire saper competere con la concorrenza, essere concorrenti sul mercato. Se sei al primo posto, fai meglio di tutti.

Chi dice competitività, dice però anche produttività. Produttività, in termini semplici, significa buon rapporto tra la quantità di prodotto e la quantità dei fattori utilizzati nella sua produzione. Soprattutto del fattore lavoro. Nella ricerca del Forum economico mondiale tra i punti forti della Svizzera c’è appunto l’efficacia del suo mercato del lavoro e, quindi, la produttività.

Uno dei crucci economici lamentati in Svizzera è che in fatto di produttività, di produttività del lavoro, siamo carenti e perdenti. Anche perché si riduce la produttività al costo del lavoro. Qualche tempo fa un esimio segretario di Stato per l’economia, rilevando gli scarsi risultati nella produttività, profetizzava (testualmente) che la Svizzera sarebbe diventata “il paese più povero dell’Europa occidentale in 25 anni”. Faceva eco al celebre rapporto de Pury, redatto prima da alcune teste d’uovo dell’economia, in cui si prevedevano calamità per lo stesso motivo.

Questa sorta di ritornello allarmista continua a risuonare: tra gli economisti di palazzo, nei rapporti sulla crescita del Consiglio federale (dove si sostiene a chiare parole che “la crescita della produttività del lavoro in Svizzera è sempre stata comparativamente bassa”), nelle analisi degli istituti di riferimento, nelle organizzazioni o imprese dell’economia nazionale (che prendono spesso a pretesto competitività e produttività per opporsi a pretese salariali o per ristrutturazioni che eliminano posti di lavoro).

Qualche scrupoloso professore di economia potrebbe obiettare a questo punto che competitività e produttività non sono proprio la stessa cosa. Sarà anche vero, però è difficile capire come con la produttività, quella del lavoro, andiamo paurosamente male, mentre con la competitività ci collochiamo al primo posto mondiale. Qualcosa non quadra.

Quindi, o c’è una confusione statistica e non si sa esattamente ciò che si misura nell’una e nell’altra parte. Oppure, più verosimilmente, il mistero fa parte di una filosofia politica-economica in cui rappresentare male la produttività del lavoro serve ad evitare la pretesa di partecipare ai guadagni della produttività da parte del lavoro. Forse aiuta anche a capire perché tra i punti negativi e i pericoli della Svizzera lo stesso Forum indichi la deflazione. Deflazione che deriva anche da una crescita della produttività del lavoro alla quale non segue un incremento salariale proporzionale e c’è quindi un potere d’acquisto sempre più debole.

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