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Nuova leadership nelle istituzioni economiche internazionali?

di Pietro Veglio

  • 5 April 2017, 12:20
Nuova leadership nelle istituzioni economiche internazionali?
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Mercoledì 05 aprile 2017 alle 12:20

Il Fondo monetario internazionale (FMI), la Banca mondiale (BM) e l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) rappresentano il triumvirato istituzionale dell’economia mondiale. Criticate dagli anti-global e dai fautori del nazionalismo economico, le tre istituzioni hanno ormai 70 anni. L’FMI finanzia i disavanzi della bilancia dei pagamenti per permettere ai Paesi-membri di superare gravi crisi economiche. Recentemente perfino alcuni membri dell’Unione europea (Irlanda, Grecia, Portogallo e Malta) sono stati costretti a ricorrere ai suoi finanziamenti. La BM finanzia progetti di sviluppo socio-economico attraverso prestiti, crediti senza interesse e doni a paesi emergenti ed in sviluppo e fornisce assistenza tecnica. Infine l’OMC ha la responsabilità di condurre i negoziati multilaterali per la liberalizzazione degli scambi e dirime i conflitti fra i Paesi-membri relativi all’applicazione delle regole del commercio mondiale.

Oggi le tre organizzazioni fanno fronte ad un periodo di fragilità dovuto ai nuovi orientamenti della politica americana. La vera natura del cambiamento è difficile da stabilire perché molte minacce del presidente Trump sono elettorali e retoriche. È però chiaro che la nuova Amministrazione americana sta implementando politiche economiche e commerciali più favorevoli agli interessi nazionali e privilegia le relazioni bilaterali con i Paesi-concorrenti più importanti rispetto a quella multilaterale rappresentata delle tre organizzazioni economiche globali.

È molto probabile che gli Stati Uniti, il maggiore azionista, cercheranno di ridimensionare l’importante ruolo finanziario dell’FMI e di imporre condizioni severe di austerità ai Paesi che richiederanno prestiti. Emblematica è la posizione americana, condivisa dai maggiori Paesi-emergenti, di impedire all’FMI di finanziare nuove misure di salvataggio della Grecia, responsabilità che dovrebbe incombere alla sola Unione europea. Alla BM esigeranno un ridimensionamento strategico in quanto la Cina e altri Paesi a reddito pro-capite medio, dispongono ormai di risorse finanziarie proprie ed hanno accesso ai finanziamenti delle banche private. Si opporranno quindi ad un aumento del capitale dell’istituzione e cercheranno di limitare le attività della BM al finanziamento dei Paesi poveri con tagli ai propri contributi. Infine, è difficile prevedere la politica americana in seno all’OMC, istituzione accusata da Trump di favorire gli interessi dei maggiori Paesi-concorrenti. Quando la verità è che gli Stati Uniti hanno sempre dettato le leggi del commercio internazionale e controllato questa istituzione che ha permesso loro di approfittare della liberalizzazione degli scambi ormai planetaria.

Il relativo disinteresse statunitense per il multilateralismo potrebbe avere un risultato paradossale: la leadership di queste istituzioni potrebbe passare progressivamente alla Cina. Ipotesi esagerata ma da non scartare completamente perché la Cina collabora attivamente con le tre istituzioni. Nel 2015 l’FMI ha incluso lo yuan cinese nel paniere dei Diritti speciali di prelievo, unità di conto che include le cinque valute più importanti: dollaro americano, euro, yen giapponese, sterlina britannica e yuan cinese. La Cina ha un partenariato eccellente con la BM dalla quale riceve prestiti ed assistenza tecnica per la gestione del proprio debito estero e le sfide ambientali. Ed è l’11esimo fra i donatori del fondo per i Paesi più poveri. Infine, la Cina è il Paese in sviluppo che ha tratto i maggiori benefici dalla sua entrata nell’OMC nel 2001.

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