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Quel sottile fin de non-recevoir dei nostri colleghi d’Oltralpe

di Mauro Baranzini

  • 21 febbraio 2017, 13:20
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Martedì 21 febbraio 2017 alle 12:20

Quel sottile fin de non-recevoir dei nostri colleghi d’Oltralpe

Plusvalore 21.02.2017, 13:20

Sembrerebbe che alcuni economisti accademici ticinesi emigrati oltre Gottardo non apprezzino molto quanto si fa in Ticino per riflettere ad ampio raggio sul nostro futuro economico. Ci si riferisce al “Tavolo dell’economia” per discutere sulle linee di sviluppo futuro del nostro Cantone, e voluto dal direttore del Dipartimento delle Finanze e dell’Economia. Tale tavolo di lavoro ha avuto il merito di riunire, e di far dialogare, tutti i rappresentanti della nostra società: dai sindacati, agli imprenditori, ai capigruppo in Gran Consiglio, ai rappresentanti della finanza, agli economisti dell’USI e della Supsi oltre ai rappresentanti del dipartimento in questione. Questa Commissione ha presentato di recente il suo rapporto, che non è stato inteso come immediatamente operativo, bensì come linea guida per le prossime strategie di rilancio economico. Un decalogo per la prossima generazione del nostro Paese. Mentre le parti sociali in generale sono state positive nel giudicare il lavoro fatto, da parte di alcuni accademici ticinesi emigrati Oltralpe sono arrivati giudizi non troppo lusinghieri, se non addirittura lapidari. Per taluni si è trattato di “un esercizio nettamente insufficiente”; per altri, cito, “Più riflessioni che soluzioni…un rapporto che…assomiglia di più al risultato di un brainstorming con il quale avviare la discussione…”. Giudizi pesanti, quasi gratuiti, che toccherebbero il Dipartimento delle Finanze del nostro Cantone e tutti quanti hanno lavorato, senza un centesimo di onorario, per chiamarsi sullo stato della nostra economia. Immaginiamo che per questi professionisti, anche se non l’hanno detto esplicitamente, il Ticino è ancora un’economia a rimorchio, e tale resterà per i decenni a venire. Purtroppo è spesso facile stroncare chi si sporca le mani e chi magari lotta anche per un partenariato sociale che sappia dare un futuro dignitoso ai nostri figli e nipoti. I figli e i nipoti dei nostri economisti che sono emigrati Oltralpe cresceranno, per fortuna loro, nel benessere dei cantoni più ricchi della nostra Svizzera. Al massimo verranno a trascorre le ferie nella “Sonnenstube” ticinese. Il loro atteggiamento non pare essere molto differente da molti nostri emigrati oltre Oceano dei secoli scorsi; una volta “fatto fortuna” crescevano i sentimenti di commiserazione per quanto accadeva nella loro terra di origine. Noi ad ogni modo non ci rassegniamo ad essere un’economia “a rimorchio” e ci rimbocchiamo le maniche per uscire dal guado nel quale per decenni il Cantone ha purtroppo languito.

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