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Se assisti un anziano dove metti la produttività?

di Silvano Toppi

  • 29 January 2015, 00:00
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Plusvalore 29.01.15

RSI New Articles 29.01.2015, 13:20

Robert Gordon è un’economista americano, quasi ottantenne, non mediatico come Krugman o Stiglitz, ma assai conosciuto perché nel 2000, quando tutti si attendevano una crescita esplosiva dovuta alle tecnologie dell’informatica (la famosa "new econonomy") sostenne che quelle invenzioni avevano poche possibilità di accrescere la produttività, come avvenne invece per le grandi invenzioni del passato. I fatti gli hanno dato ragione. Qualche tempo fa è ritornato sull’argomento con un articolo poderoso, ricco di grafici, con cui ipotizza una forte diminuzione della crescita proprio a causa della perdita continua della produttività.

Leggendo le osservazioni sul bilancio 2014 e suelle prospettive economiche per quest’anno del reponsabile della direzione del lavoro presso il Segretariato di Stato all’economia (Seco), sembra di imbattersi nella tesi di Gordon, almeno come avvertimento. Attenti - dice il Seco - la produttività deve preoccupare la Svizzera. Da quattro anni è stagnante, una minaccia per la crescita.

Stando ad una nozione ben radicata, i guadagni di produttività del lavoro permettono di produrre altrettanto o più beni e servizi con minor lavoro. Quindi minori costi, più profitti, ricchezza, crescita. Anche minor lavoro, però.

Tuttavia, per poter definire e misurare sia la crescita economica in volume sia i guadagni di produttività, è necessario fondarsi sulla nozione di unità prodotte (quante in un’ora di lavoro? ad esempio) e di prezzi per unità prodotta (quale costo per unità?). E qui, come si dice, casca l’asino. Gli statistici o il Seco sbattono contro un problema insormontabile: come definire in numerosi servizi che oggi hanno una elevata espansione (rappresentano ormai il 70 per cento dell’occupazione) quante siano le unità prodotte per ora, il prezzo unitario, il volume prodotto? In concreto: quali e quante sono le unità prodotte (ogni ora, supponiamo) nell’insegnamento, nella salute, nella ricerca, nell’assistenza alle persone anziane ma – oserei dire- anche nelle banche, nelle assicurazioni, nella sicurezza? Se assisti un anziano dove metti la produttività? Misureremo, per assurdo, la produttività della polizia sulla base del numero dei ladri acciuffati o delle multe assegnate da ogni poliziotto in un’ora, in una giornata? Là dove si è tentato di accorciare i tempi di servizio per aumentare la produttività – come negli ospedali- ci è scappato anche il morto.

A dire il vero, il Seco introduce questa obiezione perché insiste proprio sulla «mutazione strutturale del lavoro»: aumenta il lavoro nei servizi (insegnamento, salute ecc.) e diventa quindi difficile definire i guadagni di produttività o i tassi di crescita intesi unicamente come quantità. E proprio in quelle attività che fanno ormai il maggior valore aggiunto e quindi la ricchezza del paese.

Dunque: produttività non è forse un concetto in declino, benche lo si pretenda ancora essenziale?

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