Plusvalore

Spiragli positivi nell'EU strappata

di Adriana Cerretelli

  • 25 maggio 2016, 14:20
Alexander Van Bellen

Nella foto il neo-eletto presidente austriaco Alexander Van der Bellen

  • Reuters Pictures

Plusvalore
Mercoledì 25 maggio 2016 - 12:20

Quarant’otto ore dopo l’elezione del verde Alexander Van Bellen alla presidenza della Repubblica in Austria, si è conclusa a Bruxelles la partita del rinegoziato sul debito greco. Per la verità due segnali positivi ma in chiaro scuro che nulla tolgono al fatto che in entrambi i casi si è evitato il peggio.

Non è poco per l’Europa dei 28, logorata dall’assedio di troppe crisi in contemporanea che ogni giorno di più sembrano rendere il suo autogoverno un’impresa impossibile.

In Austria, sia pure in extremis e per un’incollatura, l’estrema destra ha fallito la scalata alla massima carica dello Stato. Il macigno che ipoteca la vita politica del paese resta comunque enorme ed estremamente condizionante: l’Fpo infatti ha conquistato quasi il 50% del consenso nel paese, confermando una tendenza che fa paura a molti in Europa ma per ora pare quasi dovunque inarrestabile.

A riprova, lo stesso giorno in cui l’Austria ha fermato la vittoria dell’estrema destra, persino a Cipro per la prima volta sono entrati in parlamento, che conta 53 seggi, 2 deputati di quello stesso colore.

Sulla Grecia, in una lunga notte di frizioni e negoziati a Bruxelles, i ministri finanziari dell’Eurogruppo e il Fmi hanno raggiunto un accordo che sblocca l’erogazione di aiuti immediati al paese per 10, 3 miliardi e delinea al tempo stesso i termini della ristrutturazione del suo debito anche se i suoi specifici contenuti, tempi e modalità, saranno definiti solo nel 2018, quando scadrà il terzo pacchetto di salvataggio e, soprattutto, quando saranno alle spalle le elezioni tedesche dell’anno prossimo.

Spiragli innegabili, dunque, che però non giustificano nessun trionfalismo né la speranza che la grande crisi europea sia finalmente matura per una svolta costruttiva. In entrambi i pericoli scampati, la sbandata verso l’estrema destra in Austria e l’insolvenza della Grecia, restano ben pressanti e visibili i semi della discordia e della sfiducia intraeuropea.

Nel primo caso l’evidente malessere austriaco, le sue pulsioni xenofobe e anti-europee, sono lo specchio di un disagio ben più ampio che erode il consenso alle democrazie e all’Europa. Nel secondo la questione greca resta la spina nel fianco dell’euro per mancanza di coraggio politico e di visione comune per prevalenti opportunismi elettorali. Si perpetuano così le zavorre che soffocano un’Europa che ancora non riesce a invertire direzione di marcia.

Ti potrebbe interessare