Plusvalore

Trittico rovesciato

di Silvano Toppi

  • 16 marzo 2017, 13:20
Trittico rovesciato
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Plusvalore
Giovedì 16 marzo 2017 alle 12:20

Accostiamo tre notiziole di giornata per trarne una volta tanto un “Plusvalore” divertito. Una sorta di trittico rovesciato per prospettiva e storia. E così vediamo il mondo come va.

Prima notizia: uno svizzero esporta l’etica finanziaria in Vaticano. Se stiamo ai rapporti d’attività dell’Autorità d’informazione finanziaria, di cui papa Francesco aveva mandato in pensione l’intero precedente consiglio di direzione, si è fatta una gran pulizia nel medievale torrione di Nicola V, sede dello IOR, la cosiddetta banca della Santa Sede, spesso accusata di riciclaggio di denaro sporco e di rifugio mafioso : in poco tempo chiusi oltre cinquemila conti indesiderati, più di 900 transazioni potenzialmente sospette scoperte e bloccate, massima trasparenza nei bilanci, maggior rigore etico sull’origine dei fondi e sulla finalità dell’istituto. A portare etica e mettere ordine uno svizzero, René Brühlart, avvocato friborghese, già noto per due operazioni divenute famose: l’aver messo in riga sulle norme internazionali la piazza finanziaria del Lichtenstein; l’aver ridato all’ Iraq i fondi di Saddam Hussein depositati all’estero. Malvisto dagli ambienti fustigati. Anche in Vaticano. Com’è sempre malvista l’etica negli ambienti finanziari, corpo estraneo. Che uno svizzero esporti l’etica finanziaria in Vaticano è un singolare e divertito rovesciamento di posizioni: per la Svizzera e per il Vaticano.

Seconda notizia: il seicentesco commediografo Molière è stato vestito di protezionismo. Si sa che protezionismo (con il pretesto della difesa del lavoro locale) e identità nazionali hanno il vento in poppa. Il Ticino ha anticipato le idee-forza mondiali. Con «prima i nostri» ha preceduto la Gran Bretagna della Brexit, gli Stati Uniti di Trump, l’Austria con la preferenza nazionale proposta dal suo governo ed ora anche la Francia con una disposizione tutta francese. Si chiama «clause Molière», clausola che prende appunto il nome dal celeberrimo commediografo, gloria della Francia. Significa, in parole tremendamente povere, che sui cantieri gli operai sono obbligati a parlare francese. Una sorta di «prima i nostri» con tinte intellettuali. Non si sa chi va a controllare (professori di lettere?). Forse l’ironia del buon Molière si risveglierà, come nel «Don Giovanni e il convitato di pietra»: «A monsieur, c’est un spectre: je le reconnais au marcher» È uno spettro, lo riconosco dal modo di camminare… In Ticino non funzionerebbe (i frontalieri parlano purtroppo italiano), a meno di introdurre l’obbligatorietà del dialetto leventinese.

Terza notizia: il ritorno verso il futuro del Regno Unito. Nello stesso tempo che comincia l’avventura della Brexit, una delle più antiche banche britanniche, la HSBC (che qualche singolare vicenda l’ha avuta anche in Svizzera) avrà per la prima volta in 152 anni di esistenza un presidente di Hong Kong che si dice conosca meglio la Cina della sua stessa banca (anche se fu creata proprio a Hong Kong da uno scozzese). Crisi dei subprime, riciclaggio di denaro sporco, frode fiscale, transazioni con paesi proibiti, la banca è capitata in tutti gli affari che hanno macchiato negli ultimi anni l’immagine delle banche. Ora, la più famosa banca britannica si immagina quindi il ripristino di un impero anglo-asiatico. Appunto, ritorno verso il futuro.

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