I lavoratori in nero sarebbero oltre un milione
Modem

Il dumping avanza

Per la SECO le contromisure però funzionano

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  • 6.5.2015
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Per la Segreteria di Stato dell’economia (SECO) le misure di accompagnamento, messe in campo per mitigare le conseguenze della libera circolazione, funzionano: le cifre presentate dalla stessa SECO per il 2014 dicono però che il 29% delle aziende con un contratto collettivo di lavoro (CCL) ha praticato del dumping salariale mentre questa percentuale scende al 10% per le aziende senza CCL. Per entrambe le categorie si è registrato un aumento delle irregolarità rispetto al 2013 rispettivamente del 4 e 8%.

Tra i settori senza CCL quelli che pagano un salario inferiore sono l'industria manifatturiera, l'alberghiera-ristorazione come anche il commercio e i servizi alle economie domestiche. Per correggere il tiro le commissioni tripartite (CT) - incaricate l'anno scorso di controllare il rispetto delle condizioni lavorative e salariali tra i settori privi di CCL presso 8900 datori di lavoro svizzeri - hanno effettuato procedure di conciliazione con le imprese interessate. Circa il 60% di queste procedure sono terminate con successo: le aziende hanno versato a posteriori lo stipendio dovuto o hanno deciso di aumentarlo successivamente. Questa pratica, secondo la SECO, «resta un metodo di lotta efficace per contrastate il dumping salariale».

Dal rapporto emerge ugualmente che il Cantone Ticino è tra i più attivi nella esecuzione delle misure di accompagnamento e utilizza gli strumenti a disposizione sia nel mercato del lavoro sia nell’ambito dei controlli sul transfrontalierato (indipendenti e distaccati). Un’analisi condivisa? A Modem intervengono:

Renzo Ambrosetti, co-presidente Unia;

Sergio Savoia, coordinatore dei Verdi del Ticino;

Marco Taddei, membro della direzione dell’Unione Svizzera degli imprenditori.

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