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La povertà dei ricchi

Progetti ed esperienze, un bilancio al giro di boa del programma nazionale contro la povertà

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  • 23.11.2016
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La Svizzera è il paese più ricco al mondo. Lo dice uno studio del Credito Svizzero, pubblicato in concomitanza della Conferenza nazionale contro la povertà. E si parla di povertà in Svizzera, non nel Terzo Mondo! Sembrerebbe un paradosso, una contraddizione. Ma le statistiche confermano che il fenomeno è in crescita: sempre più persone sotto la soglia di povertà, sempre più famiglie necessitano dell’aiuto sociale, sempre più lavoratori sono working poors, lavoratori poveri. Statistiche, secondo Caritas svizzera, sottostimate.

Come prevenire e lottare contro un disagio materiale che diventa anche sofferenza morale, emarginazione sociale? Il bilancio di metà percorso del Programma nazionale è l’occasione per riflettere sulle cause e le possibili soluzioni, per coinvolgere i molteplici attori (confederazione, cantoni, comuni enti assistenziali, mondo economico), scambiare esperienze in corso, discutere dei risultati ottenuti, definire strategie condivise per prevenire questo fenomeno. E ascoltando la voce di chi è colpito dal fenomeno, capire innanzitutto cosa significhi, in uno stato ricchissimo, essere poveri. Chi sono le persone, le famiglie, i gruppi sociali a rischio di povertà.

Modem ne discute con:
Amalia Mirante, economista e docente all’Università di Lugano e alla Scuola universitaria professionale
Roberto Sandrinelli, capostaff della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie del Dipartimento sanità e socialità
Prisca d’Alessandro, di Insertion Suisse, l’associazione mantello per il reinserimento socio-professionale
In intervista registrata, Jean-Pierre Tabin, professore alla Haute école de travail social et de la santé dell’Università di Losanna

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