Turiste di velo vestite...
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Non solo anti-burka

Larga maggioranza sulla modifica della Legge sull’ordine pubblico e la legge speciale contro la dissimulazione del volto

  • keystone
  • 24.11.2015
  • 30 min
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Nel testo dell’iniziativa popolare costituzionale lanciata il 25 marzo 2011 dal Movimento del Guastafeste non vi si accennava esplicitamente. Perché gli 11'316 cittadini che l’hanno firmata chiedevano molto prosaicamente di “Vietare la dissimulazione del viso nei luoghi pubblici e aperti al pubblico”. Ma tutti l’han chiamata fin da subito “Legge anti-burka”. Tre capoversi da inserire nel nuovo articolo 9.a della Costituzione ticinese:

1. Nessuno può dissimulare o nascondere il proprio viso nelle vie pubbliche e nei luoghi aperti al pubblico ( ad eccezione dei luoghi di culto) o destinati ad offrire un servizio pubblico.
2. Nessuno può obbligare una persona a dissimulare il viso in ragione del suo sesso.
3. Le eccezioni al primo capoverso e le sanzioni sono stabilite dalla legge.

Il 22 settembre 2013, con oltre il 65 per cento dei voti, i cittadini ticinesi hanno approvato la proposta. Una prima svizzera che abbisognava però – trattandosi appunto di una modifica costituzionale – della garanzia federale. A spianare la strada al nulla osta della Confederazione arrivò, il 1. luglio 2014 la sentenza della Corte europea dei diritti umani. Secondo i giudici di Strasburgo, un’analoga legge anti-burka approvata in Francia non viola né il diritto alla libertà di religione, né quello al rispetto della vita privata.

Sulla scorta di veloci accertamenti giuridici – i commissari guidati dalla relatrice Natalia Ferrara Micocci valutarono improponibile considerare (come aveva proposto il Governo nel suo messaggio) gli hooligans che nascondono il volto con un passamontagna con finalità violente alla stessa stregua di chi invece dissimula il volto dietro un niqab per ragioni culturali o religiose.

Da qui la proposta, di fatto un “motu proprio” della Commissione, di una modifica totale della legge sull’ordine pubblico (per la prima fattispecie di dissimulazione del volto) e una legge speciale “anti-burka”, elaborata sul modello francese: perché il diritto-dovere di mostrare il volto è un cardine della nostra società libera e laica, fa parte della nostra cultura e della vita sociale e democratica.

A far discutere il Parlamento è stato soprattutto il trasferimento delle competenze nell’applicazione delle nuove disposizioni, che passano in parte dal Ministero pubblico ai municipi e alle Polizie comunali. I timori di disparità di trattamento tra comuni severi e comuni tolleranti (soprattutto in caso di facoltose turiste in burka) non hanno convinto il Plenum. Che però ha portato da mille a 10mila franchi la multa massima.

Modem ne parla con i parlamentari: Natalia Ferrara Micocci, relatrice della Commissione della Legislazione; Jacques Ducry, critico soprattutto sul trasferimento di competenze; e con Giorgio Ghiringhelli, promotore dell’iniziativa popolare anti-burka.

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