Una contesa elettorale tutta giocata sulla paura. Quella che ha permesso al 45enne Norbert Hofer, del Partito della Libertà, situato all’estrema destra, di ottenere nettamente il miglior risultato al primo turno delle presidenziali in Austria. Con il 36 % dei consensi, ha staccato il suo avversario, il professore di economia Alexander Van der Bellen, 72 anni, il candidato sostenuto dai Verdi, che ha raccolto al primo turno il 21 per cento dei voti.

Norbert Hofer ha basato la sua campagna quasi esclusivamente sulla lotta all’immigrazione, sbaragliando i rappresentanti dei due partiti tradizionali: i social-democratici e i conservatori, che hanno dominato la scena politica austriaca dalla fine della seconda guerra mondiale.

Se Hofer fosse confermato presidente, l’Austria sarebbe il primo paese dell’Unione Europea a eleggere un capo di stato dell’estrema destra, conseguenza diretta delle paure emerse in seguito alla crisi dei migranti, percepita dagli austriaci come una minaccia per la sicurezza del Paese e per le condizioni di vita che inevitabilmente subirebbero un peggioramento.

Le prime indicazioni di voto saranno note a partire dalle 19, quando chiudono i seggi elettorali. Ma i risultati definitivi si conosceranno forse soltanto lunedì, quando saranno stati scrutinati anche i voti inviati per posta, circa il 14 per cento del totale.

Modem ne parla con:

Manuela Caiani, esperta di movimenti estrema destra;
Irene Maier, giornalista per il quotidiano di Vienna Kurier;
Oskar Freysinger, consigliere di stato del Vallese per l’UDC;
Thomas Paggini, inviato RSI in Austria.